I racconti di Emma

I racconti di Emma  

2010

Il mio DIO


Un uomo unico.

Lui, diverso da tutti gli uomini che ho incontrato. Lui, l'unica mosca bianca, l'eccezione che conferma la regola. Lui, che ai miei occhi ha rivalutato il genere maschile.

Lui, scrittore, un vero scrittore, lui che sa usare le parole meglio di chiunque altro abbia mai incontrato.

Ho letto tre o quattro dei suoi racconti prima di riuscire a scrivergli, non sapevo realmente cosa scrivere, ho pensato tanto a cosa scrivere. Dirgli che era “BRAVO” “UNICO” “TRAVOLGENTE” non rendeva assolutamente cosa sono per me i suoi racconti.

Forse solo ora, a distanza di quattro mesi da quando ho letto il primo, per caso, dopo averli letti tutti due volte (e sono veramente tanti) ho trovato l'aggettivo giusto: “PENETRANTI”.

Si, ogni racconto ti entra dentro fino all'anima, impossibile per me non ADORARLO. 

Si, lui è il mio DIO.

Ho imparato a conoscerlo e ho trovato un uomo meraviglioso, innamorato di sua moglie e di sua figlia, le uniche donne della sua vita, e scusate se è poco.

Un uomo con dei valori veri.

Lo stimo e lo ammiro, in una sola parola lo VENERO.

Lui non sa quanto mi ha dato e quanto gli sono riconoscente.

Non esiste uomo sulla faccia della terra che possa farmi godere come un suo racconto, un bicchiere di vino e il mio vibratore.

E' stato LUI a dirmi di scrivere, i miei racconti non esisterebbero se non mi fossi mai imbattuta nei suoi, se non avessi mai trovato il coraggio di scrivergli, se non l'avessi mai provocato. Se i miei racconti vi piacciono è merito suo.

Molti uomini mi dicono di essere troppo dura con me stessa quindi, visto che lui ha diverse foto mie, l'ho pregato di descrivermi. 

Eccola per tutti i curiosi, a proposito la descrizione è di MORPHEUS, se non fosse chiaro è lui il mio DIO.

Emma, Emma.
Come descrivere Emma...
Proverò a farlo per come la conosco io e, se lei vi sta facendo leggere questo scritto, vi autorizzo ad odiarmi. Tanti nemici tanto onore.
Inanzi tutto come probabilmente sapete Emma è fuori come un balcone. E' pazza. Pazza di quella meravigliosa follia che hanno alcune ragazze e che noi maschietti adoriamo.
E' solare, allegra e mette tutta se stessa nelle cose che fa. Come lo so? lo so.
I suoi gusti in fatto di narrativa, sopratutto erotica, sono indiscutibilmente raffinati, sceglie il meglio e lo soppesa con attenzione. Si immedesima moltissimo in quel che legge, se ciò che è scritto la coinvolge.
Le sue tette sono piccole, sode, ad occhio e croce riempiono deliziosamente la mano. I capezzoli appena appena più scuri della pelle chiara, le aureole sono abbastanza grandi, ovali, allungate. Scommetto che farle alzare le braccia rende la forma del suo seno quella perfetta goccia che si associa alla perfetta idea che si ha di un seno.
Perché parlo improvvisamente delle sue tette? Ve l'ho detto che è matta, rosicate pure, me le ha mostrate subito e perciò ne parlo subito.
Passiamo al suo viso, si capito bene, prima le tette poi il viso.
Ovale, occhi scuri, decisi, naso proporzionato e labbra grandi, piene, sensualissime un sorrisetto sicuro ed un espressione che ricorda in qualche modo Uma Thurman in Pulp Fiction.
Legge i racconti erotici accompagnandoli col vino e con un piccolo vibratore azzurro. E' delizioso immaginare che le tue parole la spingano a godere come e molto di più rispetto a mille altre che dicono di godere leggendoti. Emma il piacere vuole viverlo in contemporanea con la protagonista del racconto...
Quel piccolo vibratore azzurro... beato lui.
Emma lo succhia, lo lecca sensuale, proprio come fosse un cazzo ci gioca con la lingua, lo prepara. Poi lo appoggia sulla figa e mentre le dita sfiorano il clitoride, il monte di venere e le labbra, tutto completamente e deliziosamente depilato, l'altra mano lo spinge dentro lasciandolo lì con la pressione dell'indice.
Non disdegna di giocare col culetto Emma. Il suo culo, la sua carnagione chiara fa si che il suo culo abbia la stessa tonalità del resto della pelle. I suoi fianchi esplodono all'improvviso in un bel culo generoso, dall'aria morbida e soda allo stesso tempo. La netta scampanatura dei fianchi sembra fatta apposta per tenerci le mani ed attirare con forza i suoi fianchi a sbattere contro il proprio cazzo. Vista da dietro, così, il suo corpo urla: scopami, con forza, sbattimi, inculami!
Provoca Emma.
E' consapevole che gli uomini la desiderano. Gioisce di questo e si concede agli sguardi, al tocco dei maschi, si lascia sedurre, tentare, poi decide ciò che vuole e se lo prende.
Basti pensare alle sue labbra. Le guardi: grandi, sensuali, piene, sono sexy al punto che non vedi l'ora di appoggiarci le tue poi le dita e in ultimo ma non in ordine di importanza, il cazzo.

Mi permetto solo di aggiungere che ho 28 anni, un figlio di 4 e un compagno, loro sono gli unici uomini della mia vita .


E' passato oltre un anno da quando ho pubblicato il mio primo racconto. In questo periodo ho conosciuto delle persone speciali, molto speciali.

Lui è solo l'ultimo ma è proprio UNICO, è pazzo e forse più di me. 
A volte mi ritrovo a pensare cosa sarebbe accaduto se ci fossimo incontrati qualche anno fa. 
Quando penso a lui non mi limito a pensare al semplice SESSO, ma credo che solo lui potrebbe accettare la mia filosofia di vita senza logorarsi l'anima.
Se comincio a pensarci troppo mi ripeto che lo voglio, lo voglio con tutta me stessa, ma appena la ragione prende il sopravvento mi rendo conto che sarebbe una follia.
Cedere “una volta soltanto” potrebbe non essere la scelta giusta, perchè lui è speciale. Speciale e pazzo.

Visto che scrive tremendamente bene gli ho chiesto di descrivermi.

2011
Quel che c'è da sapere su Emma (senza parlare del suo culo)
di IP Sconosciuto

Mettetevi il cuore in pace. Non parlerò del culo di Emma. Non perché non ci sia nulla da dire sul suo culo, anzi. E non perché non sia un bel culo. Tutt’altro. Il suo è un culo che parla, sodo, disegnato da una mano d’artista, armonioso, tondo nei punti giusti. Un gran culo. Un culo al quale sarebbe molto difficile resistere. E infatti, da quel poco che so, c’è solo una persona che riesce a restare indifferente alle sue rotondità quando la sorte gli concede di vederle. Sinceramente non so come faccia, ma questo è un altro argomento. Tanto ho già detto che del suo culo non si parla, quindi…
Quello che secondo me vale la pena di descrivere è il volto di Emma. Lasciando tutto il resto alla vostra immaginazione. 
E permettetemi di dissentire da Morpheus, che sicuramente ha avuto modo di frequentarla più a lungo del sottoscritto. Ma più che Uma Thurman (probabilmente dovrei immaginarla con il volto stillato di sangue dopo aver fatto fuori l’ennesimo rivale), la nostra Emma sembra la sorellina di Julia Roberts. Chi ha avuto la fortuna di vederla in foto o in webcam forse potrà confermarlo. 
Quando indossa quegli occhiali da professoressa sembra una rievocazione italiana di Erin Brockovic. Seria e professionale ma estremamente sensuale. Ricordate la vostra professoressa dei sogni al liceo? Meglio, molto meglio.
Quando li toglie, invece… Preparatevi a vedere un viso che ride spesso e che lo fa in mille modi diversi. Ha un grandissimo sorriso Emma. Un sorriso felice. Un sorriso semplice ma molto intelligente. Un sorriso complice. E talvolta anche bastardo. Perché Emma gode nel provocare e quando lo fa spesso si vede la sua linguetta spuntare dalle labbra armoniose e si presume (non avendola mai baciata) estremamente morbide. Labbra che spesso spariscono tra i denti, morsicchiate, risucchiate, leccate. Labbra che si inarcano in continui sorrisi, che nascondono denti bianchissimi i quali, a loro volta, nascondono una lingua ribelle. Che a sua volta nasconde un segreto. Quale? Chiedetelo a Emma. Se vorrà, ve lo dirà lei. 
Gli occhi sprizzano intelligenza e vita. Scurissimi. Tondi. Profondi. Curiosi. È  impossibile descrivere tutte le sue espressioni, ma sicuramente dopo pochi minuti che uno osserva Emma assumere continue espressioni diverse e preso dalla voglia di: morderle la lingua, baciarle le labbra, prenderla a schiaffi. Perché sapendo di esser bella e di piacere molto (con l’eccezione di cui sopra), Emma si diverte a provocare e giocare, come il gatto con il topo. La domanda che sorge è una, però: Emma è il gatto o il topo?



Il potere dei soldi 


Ammettiamolo, la crisi, un bimbo da crescere e anche io mi sono dovuta arrangiare e quando dopo la prima volta ho accettato dei soldi per essere “carina” con un uomo non ho più smesso.

Non è una cosa che adoro, o che mi renda fiera di me, ma le bollette vanno pagate, l'affitto pure, e poi la scuola, i vestiti, i videogiochi, ….... i soldi non bastano mai.
La prima proposta un po' per caso da un conoscente, so che ha sempre sbavato dietro al mio culo, quando una sera dopo un po' troppo l'alcol mi ha proposto dei soldi per scopare con lui.
Inizialmente ho detto di no, ma quando ha preso il portafoglio e messo duecento euro sul tavolo non riuscivo a togliere gli occhi da quel guadagno che sembrava fin troppo facile.
Io di fronte a lui, seduti in un bar, mentre i miei occhi ballavano tra il suo sguardo e le banconote. L'espressione incredula, non avrei mai pensato che un uomo potesse arrivare a tanto, il sorriso che si stava delineando sulle mie labbra. 
Ho preso i soldi, l'ho guardato, mi sono morsa il labbro “Va bene” ho sussurrato, abbassando lo sguardo.
Mi sono mi sono alzata, spostata dietro di lui, avvicinato le labbra al suo orecchio “Dove andiamo?” ho chiesto e poi sono scesa lungo il collo mordicchiandolo velocemente. 
Quello che accadde dopo è scontato, ma questa è un altra storia.
Ormai ho quei due..... tre amici che mi permettono di togliermi qualche sfizio.
Per una volta, però voglio essere io a poter decidere, a poter scegliere, per una volta voglio essere io a pagare un uomo.
C'è Marco, un amico, con cui ho un bellissimo rapporto e che desidero mi scopi da almeno due anni. Ho provato a farglielo capire ma..... forse perchè siamo amici con il rischio di poter rovinare tutto, non siamo mai andati oltre alle solite battute.
Adoro le sue mani, adoro le sue mani sul mio culo; si, qualche colpetto sul culo me l'ha dato, ha visto le mie tette ma mai più di questo. UFFI!!!!
Nell'ultimo periodo mi sono trovata a pensare un po' più spesso a lui soprattutto dopo averlo visto uscire dalla doccia. Ora lo so che sono sempre stata la prima a dichiarare che le dimensioni non contano (e ci credo tutt'ora nel sesso ci sono cose che valgono molto di più) ma dopo averlo visto nudo... quel cazzo dalle “considerevoli” dimensioni, non me lo tolgo mica cosi facilmente dalla testa. 
Avrei fatto sesso con lui dalla seconda volta che l'ho visto ora che sono stregata dal suo cazzo, dura è fare sesso con altri pensando a lui e sapendo che non ci potrà mai essere nulla.
Ma mai dire mai.... ho imparato una cosa, ai soldi non si dice mai di no.
Quando mi metto in testa una cosa difficilmente cambio idea, quindi oggi glielo proporrò. Ho appena portato mio figlio a scuola e sto tornando a casa per cambiarmi, infilo le autoreggenti beige, intimo in tinta, gonna al ginocchio nera, maglietta nera, scarpe rosse tacco 12, le sue scarpe preferite.
So che è in negozio prima dell'apertura perchè deve risistemare alcune cose. 
Lo chiamo dalla macchina, appena fuori dal negozio.
Mi guardo nello specchietto dell'auto, sorrido mentre mi mordicchio le labbra. Squilla.... 
Lui - Ciao...-
Io - Me lo fai un caffè?-
Lui - Sono qui, passa quando vuoi.-
Io - Sono qui fuori, arrivo!- Sorrido, mentre mi ritocco il lucidalabbra.

Varco la soglia mentre lo scaccia spiriti batte sul vetro ed annuncia la mia presenza, vengo inebriata dall'odore di incenso. 
Io - Sono io - dico, mentre con la mano rovisto nella borsa.
Lui - Arrivo subito...- sento la sua voce da dietro gli scaffali. Mentre apro il portafoglio - Caffè? - dice avvicinandosi alla macchinetta
Io - Mi scopi?- chiedo sorridendo.
Lui si mette a ridere, come sempre, mentre io alzo la mano e gli faccio vedere cinquanta euro. 
Mi guarda e preme il tasto della macchinetta del caffè - Amaro, vero? - 
Prendo altri cinquanta euro, li alzo e glieli faccio vedere. Sento il cuore scoppiarmi nel petto, e quella stessa strana eccitazione che provo davanti al denaro. - Mi scopi.- più che una richiesta sembra un ordine.
Si avvicina, appoggio i soldi accanto alla cassa. Con 12 cm di tacco sono leggermente più alta di lui. Lui è li, difronte a me, il suo sguardo nel mio, le sue mani si poggiano sulle mie spalle, con un leggero colpo mi volta, sospiro, la mia schiena sul suo torace, i polsi immobilizzati nella sua mano. Inarco poco la schiena e sposto la testa indietro, leggermente di lato ad offrirgli il collo. Sento le sue labbra morbide sulla mia pelle per qualche attimo poi mi spinge in avanti.
Faccio non più di due passi, quando mi spinge con molta più forza e mi trovo a carponi sul divanetto, sorrido e mi mordo il labbro inferiore.
Le sue mani vanno a scostare il mio perizoma, gli afferro il polso, porto la sua mano alla mia bocca e lecco indice e medio e poi li faccio scivolare dentro e fuori la mia bocca un paio di volte, vorrei morderle ma le faccio solo scorrere sui denti.
Gemo, sospiro, quando le sue dita ritornano tra le mie cosce. Volto lo sguardo, afferro la sua testa, sfioro il suo collo con le labbra, la mia lingua scorre sulla sua pelle sul leggero velo di barba per poi trattenerla tra i denti per qualche attimo.
Il mio respiro diventa sempre più irregolare, il bacino comincia inconsciamente ad assecondare i movimenti della sua mano. Quando sfila le dita protesto, mugolo, anche se voglio il suo cazzo non mi piace quella sensazione di vuoto che mi lascia.
Le sue mani vanno a sfiorarmi i fianchi e con un rapido gesto mi sfila l'intimo, mi alzo leggermente per farlo scivolare alle caviglie.
Lunghissimi gli attimi in trepidante attesa, la sua mano si sposta sulla mia bocca, le punte delle dita passano sulle labbra mentre la lingua le lambisce ritrovando il mio sapore. 
Un colpo secco sulle natiche, la sua mano che aumenta la pressione sulla mia bocca, facendomi piegare leggermente la testa all'indietro, presa alla sprovvista sgrano gli occhi e il mio -Ahh- viene zittitto da quella mano. 
Spingo il bacino verso di lui, a tastare la sua eccitazione, a far aumentare la mia. Tremo, mentre il 
suo cazzo scorre tra le natiche, forse solo ora mi rendo conto delle effettive dimensioni, è grande.... è veramente grande.... 
Ho solo voglia di godere, un' oscena voglia del suo bramato cazzo. 
Scivola tra le labbra intrise di umori, si fa strada dentro di me senza incontrare nessuna resistenza, mi sfugge un gemito, mi abbandono a lui, ai suoi movimenti lenti e profondi, che mi fanno impazzire, la mia lingua continua a muoversi sulla sua mano che blocca la bocca e ostacola i miei gemiti.
La sua mano risale il mio fianco e si insinua nel reggiseno a stringere i capezzoli fino a farmi male.
Libera la mia bocca e va ad afferrare i miei polsi. I miei occhi si soffermano su quell'immagine, le mie mani intrappolate sotto la sua. 
Il mio bacino si muove all'unisono con il suo e non esiste nient'altro se non quella sensazione incontrollabile di piacere profondo che si fa strada dentro di me, attimo dopo attimo, cullata dai nostri respiri.
La mia mano va a bloccare il suo bacino, trattenerlo completamente dentro di me per qualche momento per permettermi di riprendere fiato, di riprendere coscienza di me. 
La sua scorre tra il solco delle natiche, mugolo quando le sue dita si insinuano nel mio culo il piacere appena provato mi rende docile e mite. 
Ho poco da obbiettare quando si sottrae a me. La mano aumenta la pressione sui polsi quasi immobilizzandomi, e non riesco a non urlare quando con una sola e decisa spinta il suo cazzo forza la muscolatura anale mentre la sua mano ritorna repentina sulla mia bocca il suo -Shhh- mi ammunisce. 
Quell'attimo di tregua totalmente dentro di me, ad abituarmi alle dimensioni per poi muoversi lentamente. 
Mi ritrovo a giocare con le dita, a leccarle, a succhiarle a morderle, ogni volta che il suo cazzo è completamente dentro di me la sua mano zittisce le mie grida.
Mi scopa senza riguardo, facendomi sentire sua.
-Bastardo! - riesco a dire con un filo di voce, mentre cerco le sue labbra.
Un profondo affondo, la sua mano non è più sulle mie labbra il mio -Ahh!!- riecheggia nella stanza.
- Mi piace sentirti urlare - 
La mia lingua sfiora la sua e scivola sulle sue labbra, mentre i suoi movimenti lenti e costanti mi premettono di soffermarmi ad assaporare la sua pelle.
Il mio sguardo incontra il suo, uno sguardo d'intesa, sa che non può finire così. 
Si sposta, si siede sul divano trascinando me sopra di lui, e per l'ennesima volta è completamente dentro di me, sgrano gli occhi, sta volta è colpa mia.
Mi alzo -Aspetta.- Gli dico e vado a prendere le salviettine in borsa. 
Gli porgo il pacchetto, mi siedo accanto a lui, gli sorrido mentre penso che è stato molto meglio di quanto potessi sperare.
- SEI GRANDE!!!- lui sorride.
Anche se credo lui pensi mi riferisca alle dimensioni, io so che non sono state certo quelle a farmi perdere il controllo, a lasciarmi andare come non accadeva da un po'.
Lo guardo, gli sorrido, abbasso lo sguardo sul suo cazzo, ed è ora per la prima volta che lo posso ammirare e posso dedicarmi alla cosa che amo di più fare, giocarci.
Giocarci con la lingua, con le labbra, è qualcosa che adoro, un pompino fatto con trasporto e passione a volte è meglio di un orgasmo.
Mi sposto, mi inginocchio ai suoi piedi, ad ammirare per qualche attimo l'oggetto del desiderio.
La mia lingua scorre dalla base alla cappella cercando il suo sguardo subito prima di prenderlo quasi completamente in bocca, ed ogni volta cercando di andare sempre più giù.
La mia bocca comincia un costante su e giù, alternato dal lunghe lappate che mi consentono di ammirarlo in tutta la sua magnificenza.
La sua mano va sulla nuca a dettare il ritmo, a forzare fino a farlo sbattere in gola e fermarmi in quella posizione, mi manca il respiro mentre la gola si contrae. Mi lascia un attimo per respirare e poi ricomincia, mentre la saliva scende lungo il suo sesso.
La mia testa si muove costantemente e sempre più velocemente lungo il suo cazzo, seguendo il ritmo da lui imposto. Lo sento pulsare tra le mie labbra quando il primo fiotto mi arriva direttamente in gola, la sua mano allenta la presa e mi permette di muovermi lentamente mentre il suo piacere defluisce nella mia bocca.
La lingua ritorna a scivolare lungo l'asta lucida di saliva, non riesco a trattenermi mi alzo e lo bacio, le nostre lingue si incontrano, giocano per pochi attimi. 
- Hai una bocca pericolosa!- sentenzia mentre mi risistemo velocemente. 
-La prossima volta voglio lo sconto!!!!- dico, lui si mette a ridere.


“Anche tu quando hanno distribuito le tette eri assente?” 


Questa sera un uscita a quattro, non mi entusiasma la cosa ma Matteo vuole farmi conoscere la sorella, accetto a malincuore, io per questa sera avrei avuto altri programmi.

Io e Matteo stiamo assieme da qualche mese, la passione tra di noi è ancora alle stelle, vorrei passare ogni attimo della giornata con lui, non certo a chiacchierare con sua sorella.
Cerco qualcosa di sobrio nell'armadio, pantalone lungo nero e maglietta a fiori, le decoltè mi danno quel tocco di eleganza in più.
Aspetto Matteo all'angolo battendo il tacco sul marciapiede, mi sto annoiando.
Arriva con il BMW del padre che trovo estremamente eccitante, salgo in macchina.
Lo bacio subito, sento che la sua guida è nervosa, io ho voglia di lui, ma è così lontano da me, cerco di distrarlo, avvicino le labbra al suo collo, lo bacio. “Smettila dai dobbiamo andare a cena, non ti ricordi?” mi interrompe, “Si lo so... una sveltina prima?” ci provo, non risponde continua a guidare, non è un NO, con le dita comincio ad accarezzare la sua gamba, mi prende la mano e la toglie “Vuoi stare ferma, Emma!”. Ok capito il messaggio, me ne sto zitta e buona.

Arriviamo in pizzeria, Matteo mi presenta sua sorella Mara e il suo compagno Marco, rimango senza parole, lei è bellissima, capelli neri lunghi ricci, due occhioni scuri e profondi, ma il mio sguardo va al suo seno, non riesco a toglierle gli occhi di dosso. 
Lei si siede difronte a me, Matteo alla mia sinistra, ad ogni boccone, quando abbasso la testa i miei occhi cadono costanti sulle sue tette.
Parliamo tutta la sera, anche se lei ha dodici anni più di me (io 18, lei 30), siamo così affini.
Quel seno non mi sembra naturale, non credo sia il caso di chiederle se è vero o meno, e comunque è troppo bello. 
Solo verso la fine della serata, mi conferma che madre natura non è stata generosa con lei, mi lascio scappare la mia solita frase “Anche tu quando hanno distribuito le tette eri assente?” lei sorride, mi racconta dell'intervento che l'ha portata da una seconda ad una quarta abbondante. 
“Sono così belle. Le vorrei anche io” Le dico, Matteo mi fulmina con lo sguardo, lei ride.
“Vuoi toccarle?” mi chiede, “Si!!” rispondo senza pensarci, arrossisco e abbasso lo sguardo.
Finita la cena, Marco e Matteo si allontanano per fumare, a lei da fastidio il fumo e io preferisco di gran lunga la sua compagnia ad una sigaretta.
“Ti va di passare da me domani per un caffè? Così se vuoi le puoi toccare.” mi chiede facendomi l'occhiolino, “Certo.” rispondo entusiasta. 
Ci salutiamo è ora di andare, baciarle le guance mi fa uno strano effetto, così piacevole.
Sono così euforica che in macchina non parlo d'altro, noto lo sguardo teso di Matteo, gli prometto che domani mi farò perdonare, ma ora è tardi, devo andare a casa.

Aspetto con ansia il momento di incontrarla.
Passa a prendermi a casa ha una tuta da ginnastica, senza trucco, io la trovo comunque incantevole.
Sono nervosa, non so cosa fare, lei lo capisce e parliamo un po' di tutto, soprattutto di uomini.
Entriamo in casa, mi viene spontaneo chiedere “Ma Marco non c'è?” “No, possiamo essere più libere senza di lui, no?” Mi guarda con aria maliziosa, le sorrido e annuisco.
Sono immensamente imbarazzata, mi offre un caffè, parliamo tanto è quasi passata un ora, quando lei mi chiede “Ma non volevi toccare le gemelle?” abbasso lo sguardo, arrossisco “Si.” 
Lei capisce il mio imbarazzo, si alza prende una bottiglia di vino e due bicchieri.
“Vieni con me sul divano, staremo sicuramente più comode.” mi sorride, la seguo.
Ci sediamo sul divano, con le gambe incrociate, siamo una difronte all'altra, è così bello guardarla, i suoi occhi, il suo sorriso, sorseggio nervosamente il vino, ho la bocca asciutta il cuore in fibrillazione, non capisco perché so solo che vorrei baciarla.
Mi scosta i capelli dal viso, mi sento morire quando sento le sue mani sulla mia pelle, scende con la mano sul mio braccio, la seguo con lo sguardo, sento che il mio respiro cambia, sento che quello che provo è sconosciuto e assolutamente piacevole.
Mi inumidisco le labbra, quando la sua mano, accarezza la mia coscia, non riesco ad ascoltarla, non so nemmeno cosa stia dicendo, annuisco, mi inumidisco le labbra di nuovo, lei si avvicina, le sue labbra socchiuse, io mi avvicino a lei, le sue labbra si appoggiano alle mie, la sua lingua che gioca con la mia, il vuoto totale, potrebbe crollare il mondo e io non me ne accorgerei.
E' una sensazione così diversa, così devastante.
Un attimo di lucidità e mi sposto indietro, lei mi guarda ride “Sei sconvolta?” mi chiede, non so cosa rispondere, abbasso lo sguardo. “Vuoi che ti porti da Matteo?” “No.” è l'unica cosa che riesco a dire, mi avvicino a lei con le labbra socchiuse, un po' titubante, sembra attenderle, le sue labbra sono cosi morbide, così eccitanti.
Sento le sue mani che si insinuano sotto la mia maglia, mentre mi accarezza il seno, la sua mano è ferma e decisa, ma nello stesso tempo estremamente dolce.
Non so come, non so perché, la butto sul divano, mi metto sopra di lei e continuo a baciarla cercando la zip della felpa, la abbasso, ed ora posso guardare quello che fino ad ora avevo solo immaginato, il suo seno, resto li immobile a guardarlo, rotondo perfetto, mi ricorda la gelatina.
Sono sconcertata e stupita, innamorata di quel seno, non riesco a non ammirarne la perfezione, l'accurato lavoro chirurgico, oggi sono qui per questo no?
Avvicino le labbra, comincio a baciarlo soffermandomi sui capezzoli, leccandoli, succhiandoli, cercando il suo sguardo si approvazione.
Ascoltare il suo respiro e sentirla gemere, è così travolgente, la mia mano scende lungo il suo addome, mi infilo nei suoi pantaloni. Mi fermo la guardo titubante, i suoi occhi sono dolci, rassicuranti, appoggia la mano sulla mia, mi fa capire che posso.....devo continuare.
La mia mano si muove sotto la sua, io la assecondo, è una sensazione così strana, le sfioro il clitoride, “Mettile dentro.” mi sussurra, trattengo il respiro prima di far entrare in lei due dita.
E' calda, bagnata, comincio a muovere le dita come piace a me, farle entrare e uscire piano, veloce, piano, farle roteare, piegarle e stenderle dentro di lei. Le bacio il seno, quel seno il motivo per cuoi sono qui ora. Lei geme, ansima, io mi sento al settimo cielo. 
Ora sono curiosa, curiosa di sapere che sapore ha, adoro leccarmi le dita, adoro il mio sapore.
Tolgo la mano e porto le dita alle labbra, quel movimento che conosco bene, quello che fa impazzire gli uomini quando quelle stesse dita sono state dentro di me, le succhio una ad una guardandola negli occhi, mi stupisco quel gusto non è poi così diverso dal mio.
Appoggio le mani sui suoi fianchi le sfilo il pantaloni, lei alza il bacino per facilitarmi, le bacio i seni ancora, mi spiace abbandonarli, le bacio l'addome, mi metto tra le sue cosce, rimango ad ammirarla, così luccicante, così bella.
Avvicino la lingua la passo lungo tutta la fessura, per poi infilarla dov'erano state le mie dita, assaporarla, ennesimo vortice di sensazioni, una fitta all'addome, una sensazione di calore strana.
“Vieni qui, baciami!” La sua voce mi riporta nel mondo reale, non me lo faccio ripetere due volte.
Un altro interminabile bacio, le sue mani vanno sui miei jeans li apre, li sfilo e tolgo anche il perizoma, li appoggio per terra, mi sfila la maglia, ho un paura, lei se ne accorge, ritorna a baciarmi, e mi spinge piano sul divano.
Le sue labbra scivolano sul mio collo, poi sul seno, la sua lingua gioca con i capezzoli eretti e gonfi, li morde, li succhia come nessun altro ha mai fatto prima.
Sento le sue dita muoversi dentro di me, le sue dita sicure.
Alza lo sguardo, guarda l'ora “Tra poco arriva Matteo.”, annuisco, non mi interessa.
Appoggia le mani sulle mie ginocchia, le apre, sento la sua lingua sull'interno coscia salire piano, sento mentre sfiora il clitoride, quando soffia, la sento dentro di me.
Quei movimenti lenti che mi turbano, quando ritorna a dare dei piccoli colpi sul clito, le sue dita di nuovo dentro di me, gemo, ansimo, un breve tremore, una scossa lungo la schiena, la trattengo tra le mie gambe.
I suoi movimenti ora sono lenti, così delicati, la mie gambe scivolano giù, mi bacia l'addome, mi guarda con aria soddisfatta.
Sono immobile su quel divano, a contemplare i suoi occhi, si avvicina, mi bacia la fronte.
“Vado a fare la spesa, tu aspetta Matteo.” mi dice rivestendosi.
Continuo ad ammirarla, mentre si riveste, si avvia verso la porta.

Quando esce i miei pensieri tornano a lei, a quello che ho provato, ci penso, ripenso e ripenso.
Suona il campanello, vado ad aprire, sono ancora completamente nuda.
E' Matteo lo tiro a me prendendolo per la maglia, lo bacio.
“Mi devo far perdonare per ieri sera. Vero?”



Nella cucina di Emma

(Morpheus)

Trovarla non è stato affatto difficile. 
Durante le nostre lunghe chiacchierate on-line non ha mai esitato a darmi dettagli su se stessa, sulla sua vita, le sue abitudini, i suoi orari.
Parcheggiato fuori dal vialetto della sua villetta a schiera, le scrivo una mail dal palmare: "Come va? cosa fai? vieni su Msn?"
Ci mette un po' a rispondere: "Scusa sto facendo una torta, ho le mani piene di farina, non posso venire su Msn."
Insisto: "Mmmh una torta... me ne offri una fetta?"
Questa volta aspetto di meno, è evidente che ha atteso una risposta: "Se vieni qui puoi prenderti tutti ciò che vuoi :P"
Sorrido, non è nuova a certe provocazioni, lei pensa che non possa succedere niente tra me e lei, dice spesso che mi vede come una specie di divinità e che per quello la sua resterà una fantasia irrealizzabile.
Non sa che gli Dei spesso scendono sulla terra per sedurre le giovani mortali.
Le rispondo: "Ci sto". Inviando il messaggio praticamente da dietro la sua porta.
Dei cani abbaiano, spero non mi rovinino la sorpresa.
Valuto a spanne il tempo che ha impiegato per leggere e rispondere alla mail precedente e, quando me la figuro pronta a rispondere a questa, appena finito di leggere il mio enigmatico "Ci sto", suono al campanello.
Sento un "Arrivoooo" come risposta attutita da dietro la porta e, qualche istante dopo, mi arriva una Mail con scritto: "Magari... ma tanto lo so che tu scherzi sempre. Bussano alla porta, sei tu? XD"
Sorrido mentre la leggo e sento la sua presenza dietro la porta che è priva di spioncino perciò si apre appena, per consentirle di vedere chi è.
Ho la testa abbassata mentre fisso il palmare, forse non mi vede proprio chiarissimamente, eppure dopo un minimo di fisiologica esitazione la porta si apre definitivamente, la prima cosa che noto è la sua bocca spalancata in una perfetta O di meraviglia. Sul lato destro delle labbra un piccolo baffo di farina che la fa sembrare ingenua in un modo terribilmente sexy.
-Ciao Emma.- Dico calmo, con una punta di ilarità nella voce.
-M... Mo... mio dio...- Dice, esterrefatta.
-Puoi chiamarmi Morpheus, piccola.- Le dico, quasi ridendo, strappandole un sorriso. -Non mi fai entrare?-
-Ma... ma... certo, accomodati.- Risponde e si fa di lato, lasciandomi passare.
L'ingresso soggiorno è piccolo e luminoso, arredato con gusto certamente da lei, c'è un televisore di fronte ad un divano dall'aria comoda e un tavolino di vetro davanti, mi ricorda il mio soggiorno.
-Prego, accomodati.- Mi dice, indicando il divano.
Le sorrido, la osservo dalla testa ai piedi: Ciabatte inanzi tutto, pantaloni della tuta maglietta, capelli raccolti, niente trucco, il tutto con davanti un grembiule tutto sporco di una gran varietà d'ingredienti. Dopotutto stava cucinando.
-Ma non stavi cucinando? ti tengo compagnia, vuoi?-
-Oh... si. si. certo.- Dice, voltandosi e precedendomi in cucina.
E' una cucina ampia e spaziosa, con una penisola al centro, su cui sono sparse ciotole e ingredienti e, su un piano di legno, l'impasto della torta, sommerso di farina.
Ci sono gusci d'uova, una densa crema rossa, sicuramente ottenuta dalle stesse bellissime fragole che stanno in un cestino lì di fianco.
-Una crostata?- Azzardo.
-S...si- Risponde, abbassando gli occhi sull'impasto, e ficcandoci entrambe le mani dentro.
-Sembri a disagio, Emma.- Le dico, portandomi lentamente alle sue spalle e poggiando entrambe le mani alla base del suo collo, accennando appena a muovere i pollici.
Mugola un istante. -E' che... non me lo sarei mai aspettato..- Dice.
-Non mi fai assaggiare una di quelle fragole?- Chiedo e lei si volta un momento, mi guarda negli occhi, sorride e si morde il labbro inferiore, poi allunga una mano ed afferra una delle fragole, io non muovo le mani dalle sue spalle e allora è lei a portarmela alla bocca, circondo con le labbra le sue dita e succhiandole prendo la fragola, che è deliziosamente zuccherina.
Al contatto delle mie labbra con le sue dita Emma rabbrividisce e ricomincia a mordersi le sue. Per un attimo sembra sul punto di dire o fare qualcosa ma poi desiste e torna a voltarsi verso l'impasto.
Mentre lei impasta la torta io eseguo più o meno lo stesso movimento sulle sue spalle, sciogliendo la sua tensione, poi avvicino la bocca al suo orecchio.
-Se sono inopportuno dimmelo, posso andare se ti metto a disagio.- Sussurro.
-NO!- Geme, come se avessi proposto una cosa inumana. -Ti prego... resta.- Aggiunge.
Le mie mani girano attorno alle spalle, scivolano sulle scapole e si infilano sotto le sue braccia, le punte delle dita sfiorano i suoi seni.
-Fermami se non vuoi.- Le soffio nell'orecchio mentre le mie mani avanzano lentamente sulle sue tette, non indossa reggiseno e la maglietta non è in grado di negarmi la splendida morbidezza del suo petto. I due indici, inevitabilmente, trovano i capezzoli, dritti fino allo spasmo e ci si piazzano sopra, a quel punto stringo le mani, strizzandole le tette.
Sospira ad occhi chiusi, senza smettere di impastare.
La mia mano destra abbandona malvolentieri il suo seno e comincia a scendere, passando dal suo addome al fianco e da lì al sedere, accarezzandolo lievemente, per poi risalire sul fianco ma questa volta sotto la maglietta.
Si sentono nell'aria solo i rumori dei nostri respiri e delle sue mani che impastano meccanicamente.
Le dita giocano qualche momento con l'ombelico e poi si fermano a ridosso dell'elastico della tuta.
Le lascio un paio di secondi per dire qualcosa ma non lo fa ed allora continuo con la mia caccia al tesoro. Scivolo lentamente sul suo inguine, seguendo la curva morbida del monte di venere. Sotto i polpastrelli avverto un piccolo praticello di peli corti e curati, un attimo dopo il medio le sfiora il clitoride.
-Ooh... N..no... ti prego... se fai così io... io...- Geme, mentre le gambe smettono di reggerla e il suo corpo si adagia sul mio che lo sostiene senza fatica.
-Tu cosa?- Chiedo con le dita immobili.
-P... perdo il controllo.- Risponde.
-Benissimo.- Dico e mando avanti la mano, strofinandola sulle sue grandi labbra schiuse, avverto il calore umido del suo fiore, lei trema, le mordo l'orecchio e piego ad uncino il dito medio.
-Ohhhhhh Sì- Irrompe, inarcando la schiena e voltandosi per baciarmi.
Mentre le nostre lingue giocano, le mie dita frugano oscenamente la sua intimità.
Alterno indice, medio ed anulare dentro di lei, inzuppando letteralmente le dita nei suoi succhi così, quando di colpo le tolgo la mano dalla tuta, le tre dita luccicano dei suoi umori. Le annuso intensamente e poi metto la mano sopra la sua che sta impastando sempre più lentamente la torta.
-Aggiungiamo un aroma...- Le dico -Verrà fuori la torta più buona del mondo.-
Ora, mentre l'aiuto ad impastare, è la mano sinistra a scendere verso la sua figa.
La trovo se possibile ancora più bagnata di prima, ora lei aiuta i miei movimenti muovendo il bacino, strofinando letteralmente il culo sulla mia erezione, che spinge contro gli indumenti e che io spingo in avanti per fargliela avvertire chiaramente.
Impasto insieme a lei con una mano e con l'altra la masturbo, le alterno di continuo, aromatizzando la torta coi suoi succhi e imbrattandole, ne sono certo, la figa di farina e pastafrolla.
Dopo un infinità di passaggi Emma è sfinita, è alle soglie di un intenso orgasmo ma non riesce ad arrivarci perché la tengo sempre sul limite. Di colpo smette di impastare, si piega sul piani, affondando gli avanbracci nell'impasto, sporgendo il culo in fuori, spingendolo contro il mio inguine.
-Ti prego Morph.. ti prego... scopami!- Dice e, senza farmelo ripetere infilo i pollici nell'elastico della tuta e glie la abbasso fino alle ginocchia.
Così mi ritrovo col viso a pochi centimetri dalla sua figa e non resisto alla tentazione di assaggiarla, mentre mi slaccio convulsamente i pantaloni.
Sa di femmina e di dolce, succosa e incredibilmente gustosa da leccare. Decido di soffermarmi qualche momento in più e, afferrandola per i fianchi, spingo la faccia contro di lei, muovendo freneticamente la lingua e stimolandola anche col naso e con la barba di un giorno, poi aggiungo anche le dita.
-Oh Dio..... Sìììììììììììììììììì- Strilla lei, mentre rotea il bacino in preda all'orgasmo che finalmente le si libera dentro.
Non le do tregua, continuo a leccare, a mordere, a giocare dentro di lei con le dita e i suoi gemiti non accennano minimamente a diminuire.
Di colpo si irrigidisce quasi impercettibilmente, si volta.
-Devo..... metterla.... in.... frigo.- Dice, riferendosi all'impasto, strappandomi un sorriso, la sua lucidità è completamente andata se pensa all'impasto in questo momento, oppure spera di guadagnare un momento di tregua, perciò annuisco ma mentre lei si sposta, apre il frigo e ripone la terrina, le mie mani restano incollate al suo corpo, alla sua figa.
Infine la prendo da dietro, tirandola a me dai seni, la rimetto nell'identica posizione che aveva appena abbandonato e sono pronto a proseguire.
Quando, alla fine, mi metto in piedi dietro di lei, si ferma un momento, in trepidante attesa.
E' solo un lunghissimo attimo, poi la penetro.
-Sì! Sì! Siiiiiiiiii.- Grida appena sono completamente dentro di lei. Sto fermo lì qualche momento e poi comincio a scoparla, sul serio.

(Emma)

Ho voglia pasticciare, crostata, ma con cosa? Fragole, si... marmellata di fragole.
Taglio la metà delle fragole a pezzetti, le metto in pentola con lo zucchero, a fiamma vivace, le altre le lascio sopra il tavolo.
Quando cucino la mia mente è assolutamente libera.
Mentre la marmellata sobbolle apro il pc, controllo la posta, controllo la mail di “Emma scrittrice”, rispondo ai commenti.
Apro il frigo, prendo le uova, il burro, il limone... apro il pensile, prendo la farina, lo zucchero.
Appoggio la spianatoia sul tavolo, faccio la fontana con la farina, un pizzico di sale, al centro il burro, lo zucchero, le uova e una spruzzata di limone.
Mi sono scordata di controllare la mail personale. Do un occhiata, un messaggio di mia sorella e… uno di Morph, di qualche minuto prima, che dice: "Come va? cosa fai? vieni su Msn?" guardo la spianatoia, vorrei tanto dirgli di si, ma la pasta frolla è sensibile al calore e perciò non posso, gli rispondo: "Scusa sto facendo una torta, non posso venire su Msn."
Faccio la prova piattino, la densità è giusta, verso la marmellata in una terrina di vetro a raffreddare.
Vado ad impastare, uso solo la mano destra, arriva un'altra mail, corro subito a vedere, è lui:
"Mmmh una torta... me ne offri una fetta?" Scrive.
"Se vieni qui puoi prenderti tutti ciò che vuoi :P" Digito con la mano sinistra.
Ritorno alla mia pasta frolla, continuo a pensare a lui, che strano, di solito sono io a stressare lui con mille mail, probabilmente è al lavoro e sta cazzeggiando.
Sento dei passi sul ghiaino, i cani abbaiare, sono persa nell'immaginare cosa stia facendo il mio Dio.
Nuova mail... Suona il campanello.
-Arrivo!- Strillo ma chi se ne frega della porta, la precedenza va alla mail, ovvio, spero sia Morph.
E' lui. Leggo: “Ci sto”
Gli rispondo subito: "Magari... tanto lo so che è impossibile. Bussano alla porta, sei tu? XD".
Apro la porta, guardo quello sconosciuto, penso a perché ho lasciato il cancello aperto.
-Ciao Emma.- Dice con tono ironico.
Lo guardo -M... Mo... mio DIO...- riesco a dire, quasi svengo, mi darei due sberle per svegliarmi.
-Puoi chiamarmi Morpheus, piccola.- che dolce, gli sorrido -Non mi fai entrare?-
-Prego, accomodati.- gli dico indicando il divano.
Il divano, quel divano, dove ho scritto le innumerevoli mail, dove ho passato ore con lui su MSN, dove leggo i suoi racconti, dove ho scoperto l'effetto devastante che hanno le sue parole sul mio corpo.
Le ore passate a leggere tutti i suoi racconti, anche più di una volta, quando parola dopo parola l'eccitazione saliva, quando mi imponevo di arrivare alla fine mantenendo una finta attenzione alle parole da lui scritte.
-Ma non stavi cucinando? Ti tengo compagnia, vuoi?- Mi chiede e io torno alla realtà, lui ora è qui, se sto sognando non svegliatemi.
Lui è il mio mentore, il mio Dio, l'uomo che mi ha regalato più orgasmi di qualsiasi altro e senza mai essere presente.
Scusate se è poco.
Ritorno alla mia povera pasta frolla. Lui indovina che sto preparando una crostata anche se non sembra molto convinto di quello che ha appena detto.
Mi metto ad impastare, ORRORE, uno scempio, dovrei metterla in frigo ma, non sapendo che fare, impasto con entrambe le mani.
Si avvicina.
-Sembri a disagio, Emma.- Sento le sue mani, le SUE divine mani sul mio collo, chiudo gli occhi. Quelle sapienti mani che ho desiderato tanto, le ho immaginate talmente tante volte, mi sfugge un mugolio
-E' che... non me lo sarei mai aspettato...- Gli dico.
Una parte di me vorrebbe calmarsi, sostenere una conversazione decente, l'altra invece vorrebbe essere presa e scopata subito. Tanto lo sappiamo entrambi che lui è qui per questo “Se vieni qui, puoi fare di me ciò che vuoi” gliel'ho detto migliaia di volte, ed ora lui è qui.
Mi chiede una fragola, mi giro, lo guardo, comincio a mordermi il labbro con nervosismo, pulisco con la spatola la mano dall'impasto, prendo una fragola, gliela porgo, sento le SUE divine labbra sulle mie dita. Vorrei, baciarlo, ma... Riprendo a mordermi il labbro, quasi fino a farmi male.
Aggiungo altra farina e del lievito in polvere, cercando di limitare i danni all'impasto, mi rimetto ad impastare. Lui fa lo stesso con me, mi sento come la pasta frolla, mi sto sciogliendo sotto le sue mani come il burro sotto le mie.
-Se sono inopportuno dimmelo, posso andare se ti metto a disagio.- Mi sussurra all'orecchio
-NO!...Ti prego... Resta.- Gli dico, “non puoi andartene, non ora che sei qui” penso.
Sciolgo in nodo sul grembiule, chiudo gli occhi mentre le sue mani scivolano sotto le mie braccia, sotto il grembiule, sopra la maglia che non nasconde i capezzoli turgidi, le sue dita mi sfiora i seni poi li prende tra le mani, li stringe, sospiro.
Una mano scende sul fianco, sul culo, sorrido... so che lo adora.
Continuo ad impastare anche se non ha più senso quello che sto facendo a quell'impasto.
Le sue mani sotto la mia maglia si fermano sull'elastico del pantaloncini, attimi interminabili, la voglia che ho di lui aumenta ancora.
Scende piano fino a sfiorare il clitoride, le mie mani affondano nella pasta mi appoggio al tavolo, divarico le gambe che mi reggono a fatica.
-Ooh... N..no!...non così, ti prego... no … altrimenti io... io...- gemo
Le sue dita si fermano -Tu cosa?- mi chiede.
-P... perdo …...il controllo.- Rispondo.
-Benissimo.- Dice.
Mentre le sue dita si insinuano dentro di me, mi morde l'orecchio -Ohhhhhh Siiiii- Mi lascio sfuggire, mentre mi volto con le labbra socchiuse cercando le sue.
Un brivido mi pervade la schiena quando la mia lingua tocca la sua, mentre le sue abili dita giocano dentro di me, vorrei protestare quando di colpo le toglie, appoggiando la mano che mi dava tanto piacere sopra la mia, che continua a lavorare l'impasto sempre più lentamente.
-Aggiungiamo un aroma... Verrà fuori la torta più buona del mondo.- Dice.
Gli sorrido, mentre ma sua mano impasta con la mia, l'altra invece va a tormentare nuovamente la mia figa.
Naturalmente struscio il culo sul suo cazzo, avverto la sua eccitazione, lo voglio, lo voglio così tanto, assecondo i movimenti delle sue dita con il bacino.
Toglie la mano dall'impasto mi accarezza il fianco prima di sostituirla a quella che mi sta facendo eccitare in modo straordinario, che ora va ad impastare con le mie.
Scambia le mani più volte, impiastricciandomi la figa di pasta frolla, una dolce, dolcissima tortura.
Le sue grandi mani, i tocchi vigorosi e decisi mi fanno impazzire, impazzire di piacere.
Sempre più eccitata, alle soglie dell'orgasmo, più di una volta, impossibile da raggiungere perché lui decide di fermarsi e sostituire la mano tutte le volte che sto per lasciarmi andare.
Non ne posso più, non può giocare così con me. Le mie mani si fermano, appoggio gli avambracci sul tavolo, spingo indietro il bacino, premendo con decisione il culo sul suo cazzo. Lo voglio.
-Ti prego Morph.. ti prego... Scopami!- Imploro.
Immediatamente sento le sue mani afferrare l'elastico dei pantaloncini, abbassarli fino alle ginocchia, per poi lasciarli cadere. Le sue labbra mi baciano e mordicchiano i glutei, mentre sento scivolare i suoi pantaloni sul pavimento.
Mi sorprende quando sento la sua lingua, calda, umida, dentro di me, le sue mani afferrarmi i fianchi per farla entrare completamente, il naso e il leggero velo di barba che si sfregano su di me rendono il tutto straordinario.
Una mano resta sul mio fianco, l'altra va a giocare con il clitoride mi accarezza piano, mentre mordicchia i glutei, sento la sua lingua lungo il solco delle natiche, la sua barba ruvida sulla pelle.
Quando le sue abili dita ritornano dentro la mia figa, tocco dopo tocco, attimo dopo attimo la tensione accumulata in questi mesi, la voglia di lui, quella tremenda voglia che ho da tanto, troppo tempo, si trasforma in piacere sempre più intenso, calore che si sprigiona dal mio addome a tutto il corpo. -Ohhhh Dio …... Siiiiii- grido, mentre le mie forze vengono meno, mi appoggio completamente al tavolo.
Lui continua a non darmi tregua, le sue mani e la sua lingua percorrono completamente il mio corpo, alterna fugaci baci a dolci morsi, la mia eccitazione non accenna a sparire.
Cerco di compattare ciò che rimane della pasta frolla il meglio possibile, la metto su un piatto e mi giro verso di lui. 
-Devo..... metterla.... in.... frigo.- Dico, lui annuisce, ma non smette di torturarmi, mentre apro il frigo che è alla sua destra, appoggio il piatto sul primo ripiano.
Le sue mani mi afferrano i seni e mi riportano nella stessa posizione di prima, con le mani appoggiate al tavolo le cosce aperte, potrebbe fare di me ciò che vuole, anche se mi sembra che il suo unico intento sia quello di farmi godere fino allo sfinimento.
Si mette in piedi dietro di me, le sue mani mi afferrano i fianchi, restiamo immobili entrambi, per un infinito attimo.
Sento il suo sesso entrare piano, il movimento lento mi permette di apprezzare ogni millimetro del suo divino membro, che ho tanto desiderato quanto adorato.
Gemo quando è completamente dentro di me, inarco la schiena, alzo la testa, socchiudo gli occhi, mi inumidisco le labbra, spingo ancora di più il bacino indietro, lui si ferma per qualche secondo.
Istintivamente comincio a muovermi avanti e indietro lentamente, lui asseconda i miei movimenti, assaporo completamente ogni sensazione regalatami.
Le sue dita affondano nei miei fianchi, gestisce lui la situazione, con colpi decisi, profondi. Le sue mani che scorrono sul mio profilo, fino ad arrivare ai seni, stringe i capezzoli tra le dita, per poi scendere con i pollici lungo la spina dorsale, tra le natiche.
Volto lo sguardo, i suoi occhi incontrano i miei, le sue dita penetrano il mio culo con decisione, mi mordo le labbra, sa che mi piace da morire.
-Ti ho mai detto che hai un bel culo?- Dice
-Non l'hai mai detto.- Mento, cercando di restare seria.
La risposta reale la conosciamo entrambi, “migliaia di volte”.
-Allora te lo dico adesso, hai un culo fantastico!- Sorride.
Nonostante l'abbia detto così tante volte mi fa sempre lo stesso effetto, innesca in me quella voglia completa che ho di lui, solo che questa volta non sono le mie mani o il mio vibratore ad essere nel mio culo, ma finalmente le sue. Anche se ora non mi bastano, io voglio di più e lui lo sa.
Si sporge sul tavolo, appoggiando tutto il suo gigantesco corpo al mio, afferra il burro, tremo, il momento è alla fine arrivato.
La sua mano va ad accarezzare il clitoride, subito dopo le sue dita vanno a sostituire il cazzo che scivola fuori dalla mia figa.
Sento due noci di burro sciogliersi nel calore che emana il mio culetto, lui si sta spalmando per bene il cazzo con lo stesso burro, lo appoggia, lo fa scorrere lungo il solco tra le natiche, si ferma e infine lo punta delicatamente prima di forzare la muscolatura anale, trattengo il respiro, un colpo secco, deciso, ed è completamente dentro di me.
Si ferma un attimo, gemo quando comincia a muoversi piano, alterna movimenti lenti a violenti, poi nuovamente con dolcezza portandomi a vette di piacere mai immaginate, mentre le sue dita mantengono costante la mia eccitazione.
I miei gemiti si sommano ai suoi, risuonando nella stanza, travolti da un vortice di passione irrefrenabile, la voglia, il desiderio di godere aumenta progressivamente ad ogni affondo, che sfocia nel mio piacere nello stesso momento in cui il suo si riversa in me.
Le mie gambe e le mie braccia cedono, mi accascio sulla tavola stremata, lui toglie le dita dalla mia figa, gli afferro il suo polso e le porto alle mie labbra, lecco, succhio, faccio scorrere sulla lingua un dito alla volta, cercando il suo sguardo.
Mentre il ritmo del respiro torna normale resto immobile ad ammirarlo, inebriata dal suo profumo di vero uomo, avrei bisogno di una doccia, ma non voglio togliere il suo odore dalla mia pelle.
Si siede accanto a me mentre riprendo la pasta frolla, accendo il forno, per poi ritornargli accanto a stendere l'impasto, con le mani mi sfiora le cosce, gli sorrido 
-Devo finire la torta.- Dico.
Adagio la pasta frolla nello stampo, verso la marmellata di fragole e decoro la superficie con le tradizionali strisce. La metto in forno, lo guardo.
-Non è mai stato così difficile preparare una crostata.- Gli sorrido e gli mostro la lingua.
Mi avvicino prelevo un po' di marmellata che è rimasta sul contenitore, porto le dita alla sua bocca, che succhia avidamente “Allora che ne dici della Nutella?” gli chiedo.
-Deliziosa.- Risponde.



Non accadrà mai più

“Sta sera vieni da me ci sono alcuni amici. Ti aspetto alle 21.00”
E' cominciato con l' SMS di Elena che mi ha inviato nel pomeriggio invitandomi a casa sua per la serata
Lei, la mia migliore amica, la mia fantasia segreta. 
Da diversi mesi penso a lei in un modo diverso, è sempre più difficile starle vicino, parlarle quando vorrei andare oltre, il problema è che so che la cosa la infastidisce anzi le fa proprio schifo, me l'ha detto, quindi non mi sono mai esposta, anche se credo che abbia intuito il mio interesse.
Non so se andare o meno, non conosco quasi nessuno dei suoi amici, e poi vorrei restare a casa. Le mando un messaggio “Non mi va di uscire, ci vediamo domani per un caffè?” mi risponde subito “Dai, mi fai compagnia sono quasi tutti uomini, e poi c'è il vino buono.” Come posso dirle di no? “Va bene” le rispondo. Capisco il messaggio subliminale “Vieni che beviamo assieme!”, noi quando beviamo.... BEVIAMO...... capita una volta all'anno, di solito siamo sole senza uomini che possano approfittare della situazione, non so se lei immagina che potrei essere proprio io ad approfittarne.
Comincio a pensare a lei brilla, credo che se c'è un occasione per provarci debba essere per forza questa sera.
Scelgo qualcosa di semplice jeans, camicia fuxia, li butto sul letto mentre vado a farmi la doccia.
Mentre l'acqua scorre sulla mia pelle, mi chiedo costantemente se sia meglio restare a casa o andare rischiando di rovinare irreparabilmente il nostro rapporto
Ora o mai più, mi dico guardandomi nello specchio con i capelli bagnati.
Mi asciugo, non amo il trucco pesante quindi solo rimmel e lucidalabbra.
Vado in camera a vestirmi, reggiseno push-up, perizoma rosa mi fermo a guardarmi un attimo allo specchio prima di finire di vestirmi. Superga a fiori e giacca in jeans completano l'abbigliamento.
Sospiro chiudendo la porta e dirigendomi verso casa sua. Temo di fare una cazzata, una grande e immensa cazzata.

Mi avvio verso casa sua a piedi, arrivo in meno di 5 minuti, lei è già fuori ad attendere gli invitati, indossa un abito corto dai colori accesi che scivola sulle sue forme femminili -Ciao, Tesoro, sei bellissima sta sera.- mi dice 
-Anche tu.- Le rispondo baciandola sulle guance come sempre. 
Ci accomodiamo in salotto, la prima cosa che fa è versarmi del vino -Dai Tesoro, bevi.- 
Lei ovviamente non è al primo bicchiere, ma temo che la supererò presto.
Non faccio a tempo a terminare quello che ho nel bicchiere che lei immediatamente me lo riempie di nuovo, mi sorride e ci guardiamo negli occhi. 
Bicchiere dopo bicchiere, il mio unico pensiero va a lei, visibilmente brilla, almeno quanto me.
La seguo mentre va fuori per fumare una sigaretta, ora o mai più mi ripeto. Il destino fa si che lei si fermi nell'angolo più buio della casa da dove gli altri non possono vederci.
Lei mi passa la sigaretta, alterniamo un tiro a testa, l'ultimo è mio -Finiscila pure.- mi dice porgendomela mentre si gira per tornare dentro.
L'alcol fa crollare le inibizioni -Aspetta.... fermati!- le dico, lei si volta, mi guarda sorridendo.
-Posso baciarti.- continuo.
-No.- risponde lei allontanandosi da me.
Getto la sigaretta -Ti prego.- le dico avvicinandomi. La guardo negli occhi e la bacio, la prima volta a labbra quasi chiuse, per vedere la sua reazione, potrebbe anche rifilarmi uno schiaffo, ma non sembra infastidita a tal punto.
Continuo a fissarla mentre le mie labbra lasciano le sue per un secondo, prima di baciarla di nuovo, di baciarla sul serio, le labbra socchiuse, la mia lingua cerca la sua, assaporo la morbidezza delle sue labbra, una scossa mi pervade la schiena, la guardo mentre lei ha gli occhi chiusi, e' bellissima, risplende sotto la luce della luna. 
La stringo a me, non vorrei lasciarla andare, vorrei che non esistesse null'altro oltre a noi due.
Sento dei passi avvicinarsi, la lascio andare, lei mi guarda e mi sorride, si gira per andare dentro casa, la seguo e torniamo dal resto degli invitati.

Mi siedo nuovamente sul divano, continuo a ripensare alle sue labbra, i nostri occhi si incontrano continuamente, ci sorridiamo, probabilmente anche lei è un po' scossa per quello che è successo.
Un bicchiere di vino, qualche patatina, un altro po' di vino due chiacchiere con qualche uomo, principalmente per provocarli, ma nella mia mente c'è solo lei, scherzo, rido, provoco, mi struscio e non per caso su più di qualche presente. 
I miei sguardi languidi e gli ammiccamenti più evidenti sono per l'unico invitato che ancora non mi ha rivolto la parola, sembra dall'alto del suo metro e novanta controllare tutta la serata.
Noto il suo bicchiere vuoto, afferro la prima bottiglia di prosecco, controllo se ce n'è ancora un po' e poi mi avvicino a lui -Posso?- gli chiedo, -Certo.- risponde porgendomi il bicchiere che riempio prontamente. 
Appoggio la bottiglia al tavolino dietro di me, piegandomi decisamente più del necessario.
Ci presentiamo, si chiama Riccardo, chiacchieriamo un po', a dire il vero lui parla io annuisco, soprattutto faccio fatica a mantenere la concentrazione e a seguire il discorso a causa dell'eccitazione dovuta al bacio di prima e all'alcol.
-Scusa esco un attimo.- Gli dico dirigendomi verso la porta. Non so nemmeno se alla mia affermazione abbia detto qualcosa.

Ho bisogno di un po' d'aria, penso a lei, a quanto vorrei che mi seguisse, anche se sono certa sia impossibile. Mi appoggio con le spalle al muro della casa, guardo la luna, l'unica spettatrice di quanto poco prima è successo. 
-Stavamo parlando te ne sei andata, tutto ok?- sussulto a queste parole non mi ero nemmeno accorta dell'arrivo di Riccardo.
Lui è davanti a me, non so cosa rispondergli, ma la sua mano prende il mio polso e avvicina la mia al suo cazzo, comincio automaticamente a segarlo piano, continuando a guardarlo negli occhi, la mia lingua scivola voluttuosa sulle mie labbra, cercando ancora il sapore di lei. Un uomo ora è solo un ripiego, è lei che voglio.
Mi mordo il labbro quando sento la sua mano premere contro sulla nuca, non ho la voglia o la forza per oppormi. 
Mi abbasso, mi inginocchio, ammiro un attimo il suo sesso prima che le mie labbra si avvicinino per ricoprilo di piccoli e fugaci baci, per poi lasciarlo entrare completamente dentro la mia bocca. 
Lo faccio scivolare fuori, per poi giocarci con la lingua.
Mi fermo un attimo, qui rischiamo di essere scoperti e non non ho intenzione di accontentarmi del suo cazzo in bocca. Mi alzo, lo guado -Veni con me!- gli ordino.
Ci allontaniamo nell'oscurità, verso un punto nascosto del giardino lontano dalla casa e dalla strada, non è certo un impresa facile visto che le sue mani “effetto polpo” continuo a ritrovarmele dappertutto, mi fermo vicino al tiglio. 
Mi guardo attorno prima di sfilarmi le scarpe, i jeans, mentre lui freneticamente mi sbottona la camicia, io slaccio il reggiseno e lo tolgo. 
Appoggio i vestiti ad un ramo vicino, lui prende i seni tra le mani, li succhia alternandoli, quando inizia a baciarmi il collo li stringe, piego la testa di lato porgendoglielo completamente, sospiro quando comincia a mordicchiarlo.
Gli butto le braccia al collo tirandolo a me, faccio scorrere la lingua sulle sue labbra che apre velocemente immobilizzandola tra i denti. Sgrano gli occhi, tento un mezzo sorriso, il suo corpo si appoggia al mio indietreggio, mi fermo contro l'albero, immobilizzata, sento premere con forza la sua erezione sul mio addome.
La sua mano scende lungo il mio ventre, scorre sull'elastico del mio perizoma -Toglilo- sussurro, si abbassa per sfilarlo.
Quando arriva alle caviglie ne approfitto, alzo la gamba e la appoggio tra le sue scapole, premendo leggermente il tallone, lui sembra meravigliato, mentre alza lo sguardo sembra voglia obbiettare, ma appoggio la mano sulla sua testa, sposto leggermente il bacino in avanti.
La sua lingua scivola lungo le grandi labbra per poi soffermarsi delicatamente sul clitoride, si alza un flebile soffio di vento quando le sue labbra scivolano lungo tutta la fessura. 
Sposto la gamba, appoggiandola a terra, si alza, mi prende i fianchi, mi fa girare, trattiene il bacino verso di se succede tutto così in fretta che mi accorgo solo di avere lui alle mie spalle, mentre sento la cintura dei suoi pantaloni sbattere sul terreno.
Provo a girarmi -Ferma bionda!- intima, nello stesso momento in cui sento le sue dita frugare dentro di me, vorrei mettermi a ridere“Deve ancora nascere l'uomo che può permettersi di dare ordini a ME, ma lasciamolo fare” penso, con il sorriso stampato sulle labbra.
-Pensi di scoparmi o no?- chiedo spazientita, borbotta qualcosa, mentre afferro la sua mano intrisa dei miei umori, portandola alla bocca, la mia lingua scivola sulle sue dita mentre il suo cazzo si fa strada nella mia figa , gemo mentre continuo a succhiare le sue dita che sanno di me.
Mi scopa con forza, quasi con cattiveria, gemo, ansimo mentre lecco e mordo le sue dita, mentre le mie mani scivolano sulla corteccia ruvida. 
La foga diminuisce quando si piega su di me, mordendomi le spalle -Accontentata.- dice ironico, mentre il suo cazzo affonda lentamente completamente dentro di me, lo guardo e gli mostro la lingua.
Le sue mani afferrano i miei fianchi, i nostri respiri sincronizzati, riprende a scoparmi con foga, inarco la schiena, alzando la testa, un respiro profondo prima di lasciarmi andare, lui repentinamente con la mano mi tappa la bocca, un urlo di piacere muore nella mia gola, mentre ogni singola cellula del mio corpo si contrae. 
Gli affondi rapidi le mani che stringono i glutei fino a farmi male, mi danno la certezza che anche lui sta per venire, lo sento pulsare mentre il suo piacere si riversa in me . 
Qualche secondo per riprendermi, letteralmente aggrappata all'albero, mentre lui rimane avvinghiato a me.
Sento lo sperma colare sulle gambe, devo ritornare alla festa, devo darmi una sistemata.
Mi passa i vestiti, faccio scivolare un dito sull'interno cosce, e lo lecco -Dovrei darmi una sistemata.- gli dico, prontamente mi porge un fazzolettino, che non sarà il massimo ma meglio di niente. Mi risistemo per quanto sia possibile in quella situazione. 

Lui ritorna dagli altri prima di me, io entro dall'entrata sul retro e mi fermo un attimo a sistemarmi i capelli in bagno.
Appena esco dalla porta mi trovo davanti Elena -Tesoro devo andare è tardi.- le dico non permettendole di chiedermi nulla. -Ti accompagno al cancello.- Risponde.
Ci avviamo in silenzio, l'una accanto all'altra, oltrepasso il cancello, guardo la luna, mi volto verso di lei, le cingo il collo con il braccio tirandola a me e la bacio, con passione e trasporto mai provate, le nostre lingue complici un ultima volta, perché lo so..... non accadrà mai più.



Una giornata come tante

12.59
Metto tutto nell'astuccio eccetto la penna con cui sto prendendo gli appunti della lezione.
13.01
Infilo nello zaino tutto quello che è sotto il banco, finalmente tra poco lo vedrò.
13.03
Ho smesso di prendere appunti e penso solo a lui.
13.05
Suona la campanella, al “Continuiamo domani” del professore, quasi la metà dei miei compagni è fuori dalla classe.

Infilo gli ultimi libri nello zaino e mi avvio verso l'uscita.
Le classi si riversano nei corridoi, mi passano accanto, quella frenesia non mi appartiene.
So che finalmente lo rivedrò, come tutti i giorni, lui passerà a prendermi.
La nostra è una relazione complicata i miei non sanno di lui e nemmeno i miei amici lo conoscono, non posso correre il rischio che i miei vengano a conoscenza della nostra relazione.

Esco dalla scuola e mi dirigo con molta calma verso il nostro punto d'incontro, a meno di 200 m dalla scuola c'è un piccolo parco giochi, ed è li che tutti i giorni lo aspetto da quasi 2 anni.
Mi siedo sull'altalena, di solito lui si ferma proprio difronte a me e io lo raggiungo in macchina.

Aspetto meno di qualche minuto, ad occhi chiusi assaporo il dolce tepore di questo primo sole di primavera.
Riconosco l'odore del fumo delle Malboro, apro gli occhi e non c'è nessuno, mi giro lentamente seguendo l'odore del fumo prima che possa vederlo sento la sua voce “Ciao piccola.”,sospiro, gli sorrido, mi porge il pacchetto delle sigarette, io inclino la testa e mi inumidisco le labbra lasciandole socchiuse.
Le sue labbra si poggiano sulle mie lasciandomi piacevolmente eccitata, come sempre, le nostre lingue si intrecciano per pochi piacevoli attimi. “Dai piccola andiamo”.
Raccolgo lo zaino e lo seguo mantenendo qualche metro di distanza.
Controllo per un attimo in giro prima di salire in macchina.

Mette in moto e ci allontaniamo.
Non smetto di guardarlo, è così bello. Il mio è un giudizio obbiettivo e non soggettivo, alto poco più di 1,90 capelli scuri e occhi blu come il mare ora nascosti dagli occhiali scuri, amo il suo corpo scultoreo anche se lo preferirei con un po' di pancetta, e so che molti mi odieranno, però le proporzioni esistono e io VENERO il suo cazzo.
“Finiscila di guardarmi!” mi dice accarezzandomi dolcemente i capelli
“Non posso sei così bello. E mi sei mancato tanto.” 
La sua mano calda va ad accarezzarmi la nuca..... il collo.... massaggiandolo leggermente.
Mi mordicchio il labbro inferiore, so cosa vuole, di certo non è una novità, la storia si ripete tutti i giorni.
Le mie mani vanno ad accarezzare il cavallo dei pantaloni a percepire la sua eccitazione, per poi aprire la cintura, i jeans, lo guardo mentre la mano va a liberare il suo cazzo, quel suo mezzo sorriso, senza nemmeno guardarmi mentre continua a guidare.
La mia mano scorre lungo l'asta esercitando una leggera pressione come faceva prima lui con il mio collo, gli sorrido, mi guarda e fa scivolare il pollice sulle mie labbra “Quanto mi piacciono”.
La sua mano si ferma e naturalmente comincio a leccare e succhiare le sue dita, cercando il suo sguardo, cercando di distrarlo dalla guida, lo sa che vorrei altro, lo sa che vorrei che mi scopasse subito, appena ci vediamo “Ti prego” gli chiedo quando sfila le dita dalle mie labbra.
“Dopo.... dopo ci sarà tutto il tempo piccola” so che è vero, non mi delude mai, poi c'è sempre tempo per me.
Mi bagno le labbra, che vanno ad avvolgere il suo cazzo, mi soffermo un attimo sul glande, per poi far scivolare quasi tutto il suo cazzo in bocca.
Sentirlo in gola, trattenere il respiro per qualche secondo, mentre la sua mano va ad accarezzare i mio fianco, mi fa eccitare in modo assurdo.
Ho voglia di lui, ho tantissima voglia di lui, non capisco perché solo lui mi fa sentire così. 
Mi apro i jeans mentre contino a muovermi lentamente sul suo cazzo, con la mano li scosta quel tanto che basta per infilare la mano ed andare ad accarezzare la mia fica, per sentire la mia eccitazione aumentare.
Spingo il bacino verso la sua mano, abbandono per un attimo il suo sesso, lo guardo e gemo quando le sue dita mi penetrano.
Gioco un po' con la lingua, la faccio scorrere sul suo cazzo,so che non lo ama particolarmente e le sue dita, ferme, immobili dentro di me ne sono la prova.
Lo riprendo in bocca e comincio un lento movimento su e giù, e le sue dita si muovono dentro e fuori di me in sincrono.
Aumento e diminuisco la velocità a mio piacere e lui segue il mio ritmo alla perfezione.
Vorrei protestare quando le sfila da me, la sua mano va ad afferrare la nuca, a dettare il ritmo più sostenuto ed ogni volta il suo cazzo sbatte sulla mia gola.
Lo sento pulsare, la sua mano allenta la presa e mi permette di farlo scivolare sulla lingua mentre un primo fiotto mi riempie la bocca.
Mi fermo per qualche attimo cercando di deglutire, mi muovo piano e cerco il suo sguardo di approvazione.
La sua mano torna ad accarezzarmi i capelli.
“Siamo da soli oggi?” Gli chiedo, mentre la mia lingua continua a giocare con il suo cazzo.
“No piccola, i ragazzi sono già li per le prove.”
Abbandono il suo cazzo, mi siedo sul mio sedile, mi metto la cintura e incrocio le braccia.
“Non fare così, lo sai che un po' di tempo per te lo trovo sempre. E poi tu non devi studiare?” Mi guarda mi sorride, fatico a tenere il broncio. Quando mi accarezza la gamba gli sorrido. 
Io vorrei poter restare sola con lui tutto il pomeriggio.

Parcheggia la macchina fuori della palazzina in cui abita, prima di scendere mi bacia appassionatamente, scendo, prendo lo zaino, chiudo la portiera dietro di me e mi appoggio su di essa. Non mi va di fare sesso con lui con i suoi amici nella stanza accanto, a volte (spesso) capita, ma fatico a lasciarmi andare.
Lui si avvicina di appoggia accanto a me ed accende una sigaretta.
Salgo il gradino del marciapiede e mi appoggio a lui, strusciando il pube sul suo, lui mi soffia addosso il fumo “Che facciamo?” mi chiede, io lo guardo sconsolata, la mano che ha libera si infila nei miei jeans, scivola tra il solco delle natiche. 

Mi guarda, butta la sigaretta a terra soffiando il fumo sul mio viso e poi scende a mordicchiarmi il collo “In ascensore!” dice . Sorrido, sorrido, sorrido,i miei occhi brillano di felicità, mi dirigo verso l'entrata della palazzina, lui mi da un energica pacca sul sedere. 
Entro in ascensore, premo il tasto 3 e lui subito dopo di me preme il tasto stop.
Butto lo zaino sul pavimento, le sue mani vanno ad aprirmi i pantaloni che scivolano sul pavimento, le sue dita accarezzano le mie labbra, le lecco, le succhio, hanno ancora il mio sapore e mi eccita ancora di più.
Le sue mani vanno a prendere i miei fianchi e mi volta con il viso a pochi centimetri dallo specchio.
Letteralmente grondante, gemo quando mi penetra con due dita, lo guardo riflesso nello specchio, quando il suo cazzo va a sostituire le dita mi manca quasi il respiro, ma non distolgo lo sguardo dal suo riflesso, quando le porta alle labbra e le assapora, mi fa impazzire.
Il suo sguardo, i suoi gesti, nulla lasciato al caso, tutto quello che fa lo fa per farmi eccitare e ci riesce fin troppo bene.
Il mio bacino si muove in armonia con il suo, le sue dita scivolano sulle mie labbra, per me è in possibile non mordicchiarle, succhiarle, leccarle.
Guardo le nostre immagini riflesse nello specchio, sento l'eccitazione salire, l'orgasmo crescere dentro di me affondo dopo affondo, le sue mani stringono con forza i miei fianchi. 
La mente si svuota per poter assaporare ogni brivido di piacere, gemo, ansimo, inarco la schiena, chiudo gli occhi e mi lascio andare all'orgasmo.
Le sue mani si spostano e vanno a sorreggermi, alzo il busto, volto lo sguardo e cerco le sue soffici labbra.
Con una mano mi cinge la vita, con l'altra mi accarezza dolcemente i capelli, mentre le nostre lingue si cercano, si toccano, si intrecciano. “Ora stai buona per un oretta?” mi dice sorridendo “Annuisco” mentre scivola fuori di me, mugolo in segno di protesta.
Preme il tasto del terzo piano, mi rivesto in fretta, come sono abituata a fare.
Lui esce dall'ascensore prendendomi lo zaino, io lo seguo e mi stiracchio mentre lui apre la porta di casa.


Entro per prima in casa.
Sul divano i ragazzi della band, sul tavolino qualche pezzo di pizza.
“Ciao ragazzi!” dico sorridente.
“Ciao Emma.” rispondono in coro.
In televisione un video, riconosco l'audio, non mi serve vedere per capire cosa stanno guardando. 
Vado a sedermi in mezzo a loro, mentre Luca appoggia il mio zaino accanto al tavolo della cucina.
“Posso spegnere la TV?” chiedo, sapendo già la risposta
“Nooooo.” risposta ovvia
Luca prende un pezzo di pizza e me ne offre uno. “Ma come faccio con quello alla TV.”
“Ci sei anche tu.” risponde lui, come se stesse parlando di un filmino della cresima.
“Ci siamo noi.” Lo correggo
“Ci siamo noi che scopiamo.” Mi corregge
Sospiro, abbasso lo sguardo. Si avvicina a me, nessuno di loro parla, stanno guardando il video, ma credo che il silenzio sia voluto e attendano la reazione di Luca.
Si mette difronte a me e con un dito mi alza il mento, il suo sguardo è serio, il mio leggermente obliquo, un po' imbronciato “Se non vuoi mangiare non lo fare, ma guarda il video.”, distolgo lo sguardo dal suo prima di rispondergli “Non voglio.”
Aspetta fino a quando il mio sguardo ritorna su di lui“Ti ho detto di guardarlo!” 
“Va bene.” è l'unica cosa che riesco a dire.
Mi chiedo costantemente perché non riesco a dirgli di no, a cominciare dalla videocamera piazzata in camera e da quella nella stanza dove provano.
Almeno una volta la settimana mi ritrovo sul quel televisore, ma non riesco a farci l'abitudine. (Scopo spesso con tutti i ragazzi della band, non credo sia questo il problema, ma dover stare li con loro a guardare il video.... non mi piace molto, di sicuro meglio stare li a guardarlo con loro che essere da sola a guardarlo con Luca).
Gli attimi di silenzio finiscono subito, si ride e si scherza, Matteo è sempre il più carino e mi fa mille complimenti, è sempre dolce e gentile con me.
Marco quello più diretto, che con il boccone ancora in bocca mi dice “Sei migliorata molto, non sei più il pezzo di marmo di un anno fa.” ma non ho capito se è essere un complimento o cosa.
Per mia fortuna di solito devo vedere solo gli ultimi 15-20 minuti, poi loro si dedicano alla musica e io a studiare, dopotutto ai miei ho detto che sono da un amica.

Tiro un sospiro di sollievo quando Matteo interrompe il video, ormai alla fine, dicendo “Dai che è ora di provare!” mi sorride e mi fa l'occhiolino, è proprio un tesoro.
Luca è l'ultimo ad andarsene, si avvicina, un bacetto sulle labbra “Vai a metterti quello che c'è sul letto!” Gli sorrido, immagino cosa ci possa essere sul letto “Subito.” rispondo. 
Entro in camera e sul letto il reggiseno e perizoma blu con dei ricami bianchi, autoreggenti e la sua camicia blu. 
Non perdo tempo, mi spoglio, vado in bagno, mi faccio una doccia veloce, metto la crema per il corpo leggermente perlata, il fondotinta, l'ombretto chiaro, il mascara e il rossetto viola scuro, il preferito di Luca. 
Torno in camera e indosso quello che lui mi ha preparato, mi guardo allo specchio, o forse sarebbe meglio dire agli specchi che nella sua camera sono ovunque, e riesco a vedere la mia immagine da più angolazioni. 
Mi metto a studiare in cucina, mentre loro continuano a suonare.
La camicia è intrisa del suo odore e mantenere l'attenzione sui libri è così difficile.

Sento passare qualcuno alle mie spalle, le sue mani si fermano sulle mie spalle, mugolo, inconfondibile il tocco di Matteo.
Le sue mani scivolano sopra mia camicia lungo le braccia “Mi dai una mano con le birre?” mi chiede subito prima di cominciare a baciarmi il collo.
Gemo, non so se dirgli si o no, non mi interessa la birra, le sue mani vanno a sbottonare la camicia, con un dito segue il profilo del reggiseno “Ti sta benissimo!” 
Mentre mi volto per guardarlo, scorgo Luca appoggiato sulla porta a gustarsi la scena, il suo sguardo mi paralizza.
Lui sa che sono eccitata, ne sono certa. Io non so quale sarà la sua reazione.
Le dita di Matteo scivolano lungo il mio addome, trattengo il fiato e continuo a guardare Luca mentre le sua mano scosta il perizoma, si intrufola e va ad accarezzare il pube.
Chiudo gli occhi e quasi inconsciamente sposto leggermente in avanti il bacino, il mio corpo vorrebbe andare oltre, ma non riesco a lasciarmi andare perché so che lui è li e non so che ha intenzione di fare, non so cosa vuole che io faccia.
Sussulto quando le dita di Matteo vanno a toccare il clitoride. 
Luca deve averlo notato “Prendi le birre!” ordina all'amico, che sfila delicatamente la mano, aumentando ancor di più la mia eccitazione.
Seguo con la coda dell'occhio mentre si avvicina, ho paura a guardarlo negli occhi, sono immobile, sento il cuore battere in gola.
Sento Matteo aprire la porta del frigo, sento mentre le appoggia le bottiglie in vetro al piano in marmo, sento mentre cerca nel cassetto l'apribottiglie. Sento..... perché non riesco a guardarlo, i miei occhi seguono ogni movimento di Luca, aspetto una sua reazione qualsiasi.
Lui è dietro di me, io guardo il libro immobile, “Alzati!” mi ordina, scatto come una molla e quasi faccio cadere la sedia, lui sposta la sposta “Voltati!” Mi giro, ma non riesco a guardarlo negli occhi.
Si avvicina, non mi muovo, con la mano mi accarezza i capelli scostandoli dal visco, assecondo la sua mano e alzo lo sguardo incontrando il suo, è serio ma non arrabbiato, per fortuna.
Le sue labbra scendono sul mio collo, mentre le mani vanno a sfilarmi il perizoma, sorrido e mi mordo il labbro.
Mi alza e mi fa sedere sul tavolo, appoggio le braccia indietro, eccitata.
Mattero sta per uscire con le birre in mano. “Vai di la, le birre le porto io!” dice Luca ,gli sorrido, appena sento queste parole.
Appoggia le birre sul tavolo e ritorna dagli altri. Luca mi guarda, mi sorride, conosco quel sorriso, ha qualcosa in mente e non è quello che voglio io.
Il suo viso si avvicina al mio, appoggia il braccio al tavolo, mentre l'altra mano va ad appoggiarsi al pube, scende ad accarezzare le labbra.
Conosco quello sguardo e non mi convince “Indecentemente eccitata!” sentenzia.
Sapevo che aveva qualcosa in serbo..... prende la bottiglia di birra, me la appoggia sulla bocca, schiudo le labbra per berne un sorso. “Facciamo una sorpresina ai ragazzi.” Fa scorrere il vetro ghiacciato della bottiglia sul collo, sull'addome, sul pube, fa scendere la bottiglia, appoggia il collo delle bottiglia tra le labbra della fica, è fredda, gelata, ma stranamente piacevole.
Si avvicina, la sua mano va dietro al mio collo, mi tira leggermente a se e mi bacia, con passione e trasporto.
Il contatto con la sua lingua mi eccita ancora di più, mi penetra con la bottiglia, cerco di staccarmi dalle sue labbra, per protestare, è troppo freddo non me l'aspettavo, ma con la mano trattiene a se.
Non ci vuole molto perché il mio corpo si adatti al gelo della bottiglia e tutto sommato trovarlo gradevole.
La fa scivolare fuori e la appoggia sul tavolo, allenta la presa sul mio collo, lo trattengo qualche attimo mordicchiandogli il labbro.
Prende la seconda bottiglia, gli sorrido. Ne bevo un sorso, la appoggia immediatamente tra le mie cosce, mi bacia e la spinge dentro.
Il fastidio progressivamente diminuisce lasciando spazio all'eccitazione crescente. 
La scena si ripete con tutte e tre le bottiglie rimaste.
Quando sfila l'ultima prende in mano anche le altre “Le porto di la.” Annuisco.
Appena esce dalla porta, scendo dal tavolo velocemente, recupero il perizoma e me lo metto nel taschino della camicia. Sono curiosa di vedere la scena.
Entro nella stanza, la porta era semichiusa, difronte a me, Luca seduto sul letto mi sorride, credo si aspettasse il mio arrivo. Ci fissiamo a vicenda mentre appoggia la bottiglia sulle labbra e ne beve un sorso. 
Il mio sguardo, il mio sorriso, il modo in cui scorre la mia lingua sulle labbra, quello che voglio è chiaro, è chiaro per tutti. 
Li guardo uno ad uno, ho imparato a conoscerli e loro hanno imparato a conoscere me.
Noto i pantaloni aperti di Luca, pochi passi e sono difronte a lui, sopra di lui, a strusciare la fica sui suoi pantaloni, sentendo chiaramente la sua erezione rinchiusa negli slip.
Sento i loro sguardi su di me, mi eccitano anche se le prime volte non era così.
Mi muovo su di lui strusciando il clitoride sui suoi vestiti.
Le sue mani si appoggiano sui miei fianchi, mi solleva leggermente per abbassarsi i pantaloni.
Lo guardo negli occhi mi mordo insistentemente il labbro mentre fa scorrere il cazzo lungo la fica un paio di volte.
Una scossa elettrica mi pervade quando mi calo su di lui, mi muovo su di lui lentamente, ma l'apice del piacere è alle porte. 
Le mani di Luca stringo insistentemente le mie natiche, gemo, ansimo. Sento i respiri alterati degli altri fare eco al mio.
Mi basta poco per lasciarmi andare ad un orgasmo liberatorio. 
Le dita di Luca scorrono lungo il solco tra le natiche, so cosa vuole, io devo solo dargli un nome.
Sospiro “Ma.... ma... Matteo” la mia scelta ricade sempre su di lui.
E' già alle mie spalle, mi toglie la camicia, slaccia il reggiseno, le sue mani mi accarezzano le tette.
Mi alzo, permettendo a Matteo di prendere il posto che prima era di Luca.
I pantaloni sono già aperti, ostenta una sicurezza che non è sua, so che molto più nervoso di me, abbasso il busto, appoggiando gli avambracci sulle sue gambe, stringo il suo cazzo in mano e ricopro di lunghe lappate. Sospiro e gli sorrido prima di mettermi sopra di lui.
Lo bacio mentre il suo cazzo scompare dentro la mia fica, lo sento appena, perché la differenza tra i due è significativa. 
Le labbra di Luca si poggiano sul mio collo ricoprendolo di baci, mentre le sue dita unte di lubrificante giocano con il mio culo, mentre io continuo a strusciarmi sull'amico. 
Mi risultava difficile essere completamente rilassata e Matteo lo sa.
Sento scorrere suo il sesso tra le natiche, un occhiata tra i due e le mani di Matteo vanno stringere i glutei, mentre si stende sul letto. Io seguo il suo movimento e mi stendo su di lui. 
Sento il cazzo li Luca premere contro la muscolatura anale, Matteo mi bacia con trasporto, mentre il cazzo di Luca affonda dentro di me con fermezza e decisione. Si ferma un attimo mentre le sue mani vanno a tormentarmi le tette. 
I due si muovono in sincrono perfettamente, l'esperienza si nota. I nostri respiri, i nostri gemiti risuonano nella stanza.
Gli affondi si fanno via via più rapidi, le loro mani si muovono abili su ogni centimetro del mio corpo, strappandomi intensi gemiti di piacere.
La mia testa si svuota e soffio il mio piacere nella bocca di Matteo, le mani di Luca stringono con decisione le mie natiche, pochi profondi colpi ed entrambi vengono dentro di me. 
Riprendo fiato accasciandomi su Matteo, gli sorrido. Guardo Luca, mi mordo il labbro “Vi adoro.” dico ricordando le disastrose prime volte.

Mi volto verso gli altri tre che si sono gustati lo spettacolo, un raggio di sole illumina le tracce di sborra sul pavimento “Divertiti?” chiedo sarcastica.



L'amante perfetto  (http://i-miei-racconti.blogspot.it/)

Quando Morpheus mi ha chiesto di scrivere un racconto con lui, inizialmente l'ho ignorato.
Con gli uomini sono molto selettiva e ricerco qualità specifiche, se posso faccio sesso solo con uomini di una certa altezza,sopra il metro e novanta, di un certo peso, perché amo la pancetta, e magari intelligenti.
Vi assicuro che non è facile trovare uomini che rispondano a questi canoni, e siccome non posso non fare sesso, spesso mi adatto a quel che trovo, si quelle patetiche mezze seghe con cui fingi dall'inizio alla fine. Siccome dobbiamo parlare di sesso appagante, sorvoliamo.

Un giorno in cui “mi sarei scopata anche il manico della scopa” (cosa che non farei mai, perché è troppo sottile e a me le dimensioni piacciono importanti... non si era capito vero?) cazzeggiando su You porn con messenger aperto, ho cominciato a scherzare con lui.
Non amo le cose virtuali, perchè a me piace sentirlo, toccarlo, leccarlo..... ma gli ho chiesto incuriosita di farsi vedere in cam.
Non è stato facile convincerlo, ma alla fine ci sono riuscita.
Mi permetto di ringraziare i produttori di pc che installano le cam integrate su quasi tutti i pc portatili, se non ci fosse stata forse non si sarebbe fatto vedere.
Credo non fosse convinto di quello che gli stavo dicendo ma quando mi ha visto, ha capito che non scherzavo.
Nuda sul divano, con le dita che si muovevano dentro e fuori la mia fica.
Pagherei per sapere che ha pensato quando mi ha visto.
Chattare non è stato così semplice, perchè tutte le volte che dovevo digitare qualcosa sulla tastiera dovevo scriverlo con la sinistra o leccarmi le dita della mano destra per non imbrattare la tastiera del pc.
Cosa pensasse lui del mio sorriso e del siparietto sexy che si stava gustando, non l'ho capito.
La sorpresa però me l'ha fatta lui abbassando la cam e facendomi vedere il suo cazzo che svettava verso l'alto.
Appena l'ho visto avrei leccato il monitor, così proporzionato e armonico, l'ho trovato da subito molto bello.
Di certo non aveva senso chiedergli di descriversi visto che lo vedevo, “Quanto sei alto?” l'unica domanda sensata che mi era venuta in mente. “1,91”. 
Mi sono passata la lingua sulle labbra “Voglio il tuo cazzo” la mia risposta.
Lui.... fatto per scoparmi, alto, con la pancetta, intelligente (molto) e con quella punta di perversione che non posso non adorare..... L'amante perfetto!!!
Da quel giorno non ho pensato ad altro. L'idea di scrivere il racconto mi sarebbe tornata utile.

Un paio di giorni dopo lo ritrovo su messenger, gli propongo di scrivere quel racconto assieme specificando che sarebbe stato necessario un incontro; “Mi piacerebbe conoscerti di persona” Sembrava quasi un invito casto.
Di certo non potevo dirgli quello che mi passava per la testa “Ho visto il tuo cazzo, e lo voglio. Voglio sentirlo farsi strada dentro di me”.

Ho scelto io il luogo dell'incontro, un parcheggio, di sera.
Quando arrivo lui è già li, in macchina.
Gli parcheggio accanto e mentre spengo la macchina, lui scende e si avvicina alla mia portiera.
Non ha mentito sull'altezza e le proporzioni me le ricordo benissimo, il solo pensiero delle dimensioni del suo cazzo mi fa eccitare.
Scendo dall'auto dissimulando al meglio la mia eccitazione e mi propongo di sostenere una conversazione decente; “Ciao, posso vedere il tuo cazzo?” non mi pare adeguato.
M- Ciao.-
E- Ciao.-
Conversazione impegnata
Lo guardo, mi bagno le labbra. Non ho ancora chiuso la portiera della macchina, ma non posso aspettare oltre.
E- Scusami.- biascico, perché io sono una persona educata.
Gli butto le braccia al collo, lo tiro a me, lui non oppone resistenza, lo bacio.
Le sue labbra schiuse lasciano entrare la mia lingua, le nostre lingue si intrecciano, schiaccio il pube contro il suo, sento la sua eccitazione, e mi spingo ancora più verso di lui, per sentirla meglio, mentre ci scambiamo un bacio rovente e profondo pieno di reciproco desiderio.
Sono eccitata all'inverosimile sento le cosce umide dei miei umori e rimpiango di non aver messo l'intimo.
M- Andiamo!-
E- Prendo.... la borsa.- Mi giro, per prendere la borsa che è sul sedile passeggero, mantenendo le gambe tese leggermente aperte, il culo all'indietro. 
La sua mano risale l'interno cosce umido, resto immobile, la sento scivolare ad accarezzare la mia fica, è umida, intrisa della mia eccitazione.
Mi strappa un urlo, quando mi infila il pollice nel culo, indice e medio nella fica.
Per pochi attimi, troppo pochi, vorrei continuasse, ma non è il luogo adatto.
Prendo rapidamente la borsa, e salgo nella sua macchina.

Non ho voglia di chiedergli nulla, non fa a tempo a mettere in moto che le mie mani vanno a slacciare i pantaloni e a liberare l'oggetto del mio desiderio.
Stupita, meravigliata appena è nella mia mano -E' bellissimo.- Gli dico guardando il suo cazzo.
Faccio scendere un po' di saliva e poi lo faccio scivolare completamente in bocca.
Le mie labbra scorrono lungo il suo sesso, mentre con la mano destra alzo quel tanto che basta la gonna e faccio scivolare dentro di me prima due, poi tre dita, cercando di attenuare quel senso di vuoto, quel desiderio di cazzo.
I miei gemiti sono soffocati, il suo respiro appena alterato, mi muovo sul suo cazzo con la passione e la dedizione che merita.
Mi fermo un attimo e lo ricopro di lunghe lappate, per poterlo ammirare completamente, poi ritorno a stringerlo completamente tra le labbra.
La mia bocca e le mie dita si muovono più velocemente, assecondando il mio piacere, sento il calore crescere progressivamente partendo dall'addome irradiandosi in tutto il corpo.
Il suo cazzo affonda fino alla mia gola, le mie dita si muovono sempre più in profondità.
Mi manca quasi il fiato, quando l'orgasmo mi travolge, fatico a deglutire la saliva che cola sul suo pube. Alzo la testa per respirare, ma lui la spinge verso il basso.
Mi dedico esclusivamente a lui stringendolo tra le labbra e giocandoci con la lingua.
La sua mano si impossessa della mia testa e comincia a scoparmi la bocca, sempre più velocemente, lo sento ansimare, gemere, sempre più intensamente.
Il suo cazzo pulsa tra le mie labbra mentre il suo piacere si riversa in me.
Deglutisco e mi muovo delicatamente, alzo lo sguardo cercando il suo -Ci siamo fermati?- esclamo. Non me ne ero proprio accorta.



Il padre del mio migliore amico 

Sono a casa di Francesco il mio migliore amico, nonché migliore amico del mio ex.
Lui è andato a prendere qualcosa da mangiare e mi ha lasciato a casa da sola, così mi diverto a giocare con il computer.
Sua madre è morta qualche anno fa e il padre di solito passa tutto il sabato in ufficio.
Sento la porta aprirsi dietro di me -Hai fatto presto, lo sai che ho ancora voglia del tuo cazzo.- non risponde, mi volto e mi trovo difronte suo padre, Paolo. 
Ci conosciamo, di solito è lui che va a prendere le pizze quando resto qui il sabato a cena, a volte parliamo anche di sesso, in genere provoco Francesco, non mi permetterei mai di provocare un vero uomo. E' capitato che qualche volta mi massaggiasse le spalle mentre io trattenevo a stento i mugolii, oltre a questo null'altro. 
Qualche attimo di silenzio, per fortuna sento la voce di Francesco -Sono arrivato, questa sera cinese.- La sua voce si fa sempre più vicina -E' arrivato mio padre?- - Si sono in camera tua con Emma, arriviamo. - gli risponde il padre. 
Lui esce dalla porta, il mio sguardo perso nel vuoto, riappare sulla porta -Tu non vieni?- - Arrivo- gli dico alzandomi dalla sedia e dirigendomi in cucina.

Francesco come sempre è un angelo, l'unico uomo che ricordi alla perfezione i miei gusti, involtini primavera, riso all'ananas, pollo alle mandorle.
Sembra che la mia frase non abbia scosso Paolo, che si comporta naturalmente. 
Iniziamo a mangiare, alla mia destra Francesco e di fronte a me Paolo, come al solito intingo gli involtini primavera nella salsa agrodolce e poi imbocco Francesco guardandolo negli occhi.
Parliamo del più e del meno per tutta la durata della cena.
-Sono le nove, c'è la partita, vi spiace se vado di la a vederla.- dice Francesco 
-Non sono convito che a Emma vada bene che tu veda la partita.- risponde suo padre.
-Perchè?- gli chiedo io, per me non c'è nessun problema a sistemare la cucina, Francesco ha lo stesso sguardo interrogativo.
Si rivolge a me con voce ferma -Tu prima non avevi ancora voglia del suo cazzo.- e io che speravo di passarla liscia. Francesco si mette a ridere, va in soggiorno e accende la TV.
Cala un velo di silenzio tra me e Paolo, mentre sparecchiamo la tavola. Di solito a me non piace guardare le partite di calcio, nemmeno lui è un appassionato, quindi ci troviamo in cucina a parlare, ma oggi credo che sarà meglio sopportare quei 22 cretini che corrono sul campo, piuttosto di rimanere qui.
-Spero non ti sia offesa.- Mi dice mentre mi avvio verso il soggiorno.
Mi fermo e lo guardo -No, è che.... -
-Quando sei qui provochi costantemente Francesco, anche quella era una provocazione....- 
-Un po' troppo esplicita.- lo interrompo. Non riesco a sostenere il suo sguardo quindi guardo il pavimento.
-Stai tranquilla non è successo nulla. Vedi come l'ha presa bene lui.-
Annuisco, ma il mio imbarazzo non diminuisce.
-Visto che non ti piace il calcio, mi daresti una mano con i verbali nel mio studio.- chiede.
-Certo.- Gli sorrido, ha capito il mio imbarazzo ed è assolutamente gentile.
Passiamo per il soggiorno e dico a Francesco che andiamo nello studio, di passare di la durante la pausa, non so nemmeno se mi abbia sentito visto che è così impegnato a guardare la partita.

Entriamo nello studio, mi fa accomodare sulla sua poltrona accendo il pc, lui si siede su una delle due sedie girevoli davanti alla scrivania e tira fuori una cartellina con degli appunti. Il mio sguardo cade sulla chaise longue che è difronte a me, lui lo nota.
-Quante volte avete fatto sesso lì?- la sua voce è sempre così calma. 
Oggi non è giornata, penso. -Scusi?- dico
-Io e Francesco parliamo tanto, credo che tra me a lui ci siano ben pochi segreti.... Se non sbaglio l'ultima volta la settimana scorsa.- dice
-A dire il vero, l'ultima volta circa due ore fa.- So che mi sta provocando, ma non riesco a stare zitta. 
Procediamo alla stesura dei verbali.

Siamo a buon punto quando guardo l'orologio sono le 22.30 passate, probabilmente Francesco si è scordato si passare di qui, credo sia cominciato anche il secondo tempo.
Piego il collo a destra e a sinistra, Paolo se ne accorge, si alza, si mette dietro di me, comincia a massaggiarmi il collo, il movimento è difficile perché la poltrona ha lo schienale altissimo.
-Facciamo una pausa, vado a prendere qualcosa da bere. Rilassati un po'.-
Mi stendo sulla chaise longue, con le mani incrociate sotto la testa, guardo il soffitto.
Lui arriva con due birre già aperte, me ne porge una, avvicina la sedia e si siede vicino a me. Dopo un paio di sorsi mi alzo prendo l'altra sedia, mi siedo al contrario appoggiando le braccia conserte sullo schienale e guardandolo negli occhi, gli chiedo -Potrebbe continuare il massaggio?- faccio girare la sedia e appoggio la testa sulle mie braccia.
Le sue abili mani scivolano sul mio collo, sulle spalle -Posso dirti una cosa?-
-Certo- rispondo
-Tu lo sai, che Francesco vorrebbe qualcosa di più da te.- 
-Cosa vorrebbe?- volto la testa per guardarlo. Un attimo di silenzio.
-Il tuo culo.- 
Mi metto a ridere -Cosa? Scusi? Francesco? Nooo.... Non me l'ha mai detto..... Non può essere.-
Non è possibile che lui parli di questo con suo padre e non con me.
-Non te l'ha mai detto perché sa che non ti piace.- “Ecco la scoperta dell'acqua calda” penso, lui continua -Sono certo di poterti dimostrare che ti può piacere.- 
Ma ci sta provando? Non è possibile.
Abbasso di nuovo la testa sulle braccia, le sue mani scivolano lungo la mia schiena, mi sfugge un mugolio. Le sue labbra si avvicinano al mio orecchio -Se non mi credi, passa nel mio ufficio un pomeriggio, ti dimostrerò che ho ragione.- mi bacia il collo.
Vedo la porta aprirsi, è Francesco, gli sorrido. -Vi lascio soli?- Chiede.
-Lo sai che sarei in grado di gestirvi entrambi.- lo provoco, mentre le mani di suo padre scivolano sui miei fianchi.
Si avvicina, mi bacia sulla fronte, è dolce estremamente dolce.
-Ti porto a casa, dai è tardi.- annuisco.

In macchina continuo a pensare alle parole di suo padre e non capisco perché, si confidi con lui e non con me, mentre bacio il suo collo provo a vedere se quello che mi ha detto suo padre è vero.
-Ma tu mi vorresti inculare?- Riesco a trattenere a stento le risa, detta così mi sembra una battuta, lui invece è serio, non risponde. La mia mano scende sul cavallo dei suoi pantaloni.
Credo di capire che la risposta sia “SI”, lo guardo con aria dubbiosa.
-Hai parlato con mio padre vero?- dice.
-Avrei preferito saperlo da te, non da lui.- rispondo quasi offesa
-So che non ti è mai piaciuto, e non te l'avrei mai chiesto.- 
Mi fa una immensa tenerezza, apro i pantaloni, lo prendo in mano, mi chiedo come fa ad essere così dolce con il cazzo in tiro.
Lo predo in bocca, mentre lui continua a guidare, comincio un lento su e giù, per poi farlo uscire e giocarci un po' con la lingua, voglio fargli capire che non sono arrabbiata con lui. 
Lo guardo, gli sorrido, passo la lingua lungo tutta la lunghezza, mentre le sue mani cercano di infilarsi nei miei jeans, li sbottona, fa scendere la zip, me li sfilo.
Abbandono un attimo il suo cazzo dandogli prima un bacetto sulla punta, prendo la sua mano, lecco e succhio le sue dita.
Ritorno sul suo cazzo, lo lecco piano, lo prendo completamente in bocca, la mia testa si muove piano, veloce, per poi ritornare a leccarlo.
La sua mano mi accarezza leggermente il clitoride, sa che adoro quando mi coccola così, gemo con il suo cazzo di nuovo in bocca.
Manca poco a casa mia, aumento il ritmo, la sua mano si sposta sul mio gluteo lo stringe quasi fino a farmi male, lo sento pulsare nella mia bocca, lo appoggio alla lingua appena sento che sta per venire, deglutisco piano. Poi lo lecco dolcemente prima di rivestirmi.
Apro lo sportello della macchina
-Emma, aspetta! Ma tu lo faresti con mio padre?-
Lo guado, gli do un bacio sulla fronte prima di andarmene.



Continuo a pensare alle parole di Paolo per tutta la domenica.

Non so se andare o meno, non so se la sua sia una semplice provocazione o cosa.
Le sue parole risuonano nella mia testa. “ ti dimostrerò che ho ragione”, difficile non credergli, penso alle prime volte che ho fatto sesso, le definirei parecchio insoddisfacenti, quando ripenso al mio primo pompino mi viene da ridere, le sensazioni sono state tra lo soffocamento e i conati di vomito, insomma nemmeno quello inizialmente era piacevole. 
Poi le cose sono cambiate, molto cambiate, ma è passato parecchio dal mio primo rapporto anale, ma resta comunque fastidioso.
Sono di natura curiosa e assolutamente affascinata da qualsiasi cosa riguardi il sesso, quindi mal che vada cosa potrebbe mai succedere?
Mi metto le scarpe, prendo la macchina e mi dirigo verso il suo ufficio.

Impiego quasi un ora, per arrivare, parcheggio poco lontano, appena scendo dall'auto comincio ad agitarmi, arrivo al citofono, non so se suonare. 
Sospiro, suono il citofono e il portone si apre.
Appena entro la segretaria i dice di aspettare qualche minuto, è impegnato. 
Continuo a passeggiare nervosamente.
Quando apre la porta del suo ufficio ho il cuore in gola, si gira verso di me -Ciao, Emma, vieni pure.-
Entro nel suo ufficio, una stanza grandissima molto illuminata con delle ampie vetrate. 
Alla mia sinistra noto un divano, due poltrone, un tavolino in cristallo con appoggiati sopra due bicchieri, gli sorrido e dico -C'è pure l'angolo relax?- 
Si mette a ridere e si siede sull'angolo della scrivania. 
-Come mai sei qui?- Mi chiede.
Cos'è una domanda retorica? Non lo sa perché sono qui? -Non mi doveva dimostrare qualcosa?-
faccio finta di essere sicura di me, mentre vorrei scappare.
Prende il telefono -Non mi passi nessuna telefonata.- Apre un cassetto della scrivania e prende qualcosa. Si alza, va verso la porta, la chiude a chiave - Così nessuno ci disturberà - ho il cuore in gola, mi chiedo che cazzo sto facendo.
Apre un piccolo frigo bar e prende una bottiglia di vino, appoggia sul tavolo un piccola bottiglietta, credo sia un olio per massaggi, apre la bottiglia di vino e lo versa nei due bicchieri.
Si siede sul divano, mi fa cenno di avvicinarmi -Non ti mangio mica.- 
Mi siedo accanto a lui, un piede appoggiato a terra, mentre l'altra gamba piegata e appoggiata sopra il divano, in modo da poterlo guardare. Prendo il bicchiere di vino, ne bevo un sorso, lo appoggio sul tavolino.
-Cosa devo fare?- gli chiedo.
-Come prima cosa direi che ti devi rilassare un po', perché sai i miracoli non li so ancora fare.-
Se era una battuta non l'ho trovata divertente, comunque sorrido.
-Dai stenditi, cominciamo da dove siamo stati interrotti.- dice 

Allenta la cravatta, sbottona la camicia e la appoggia sulla poltrona vicina. 
Tolgo le scarpe e mi giro dandogli le spalle, sento le sue mani, sotto la maglietta, me la lascio sfilare, credo che tra meno di mezz'ora sarò nuda davanti a lui, da qualche parte bisognerà pure cominciare.
Mi stendo, appoggio la guancia sul divano, lui si mette a cavalcioni sopra di me, sento cadere qualche goccia d'olio sulla pelle, sposta i miei capelli. Sento le sue mani aperte risalire la schiena partendo da poco sopra l'elastico dei pantaloni, chiudo gli occhi, passa alla nuca, poi il collo, i pollici scendono lungo la spina dorsale applicando una lieve pressione, per poi risalire, torna sulle spalle.
Mi sciolgo sotto le sue abili mani, respiro piano, gemo quando le sue mani sfiorano il mio seno.
Scende di nuovo lungo la spina dorsale, inevitabilmente quando arriva alla zona lombare alzo leggermente il bacino spingendolo contro di lui.
Afferra l'elastico dei pantaloni, gli slip e li sfila.
Sento le sue labbra lungo la schiena, mentre massaggia i glutei, passa alle gambe, una alla volta, scende sul ginocchio, la caviglia, prende il piede tra le mani e comincia a massaggiare la pianta, lo abbandona e risale fino al gluteo per poi passare all'altra gamba alla quale riserva un trattamento identico.
Si sofferma di nuovo sui glutei, li stringe delicatamente, subito dopo sento le sue dita penetrare piano la mia fica, involontariamente alzo il bacino, vorrei di più.
L'altra mano continua ad accarezzarmi le chiappe, le dita scorrono sul solco tra le mie natiche fino a spingere leggermente contro l'ano, mi irrigidisco un po', se ne accorge, le sue dita scivolano fuori di me, vorrei protestare.
Si sposta -Girati.- mi sembra un ordine.
Aspetto un attimo “Sono qui per questo.” penso. Mi giro, fortunatamente il suo sguardo resta fisso sul mio viso leggermente imbarazzato.

Versa un po' d'olio sulle sue mani, prende la mia caviglia, le sue mani risalgono lente applicando una leggera compressione arrivato all'inguine adagia la mia gamba piegata sul divano, passa all'altra, chiudo gli occhi.
Mi meraviglio quando sento afferrare le caviglie ed appoggiarle sulle sue spalle -Fermami se non vuoi. - mi rassicura. Lo guardo, gli sorrido, fermarlo? Perché mai?
Con una mano mi accarezza dolcemente il pube, sfiora il clitoride, l'altra tocca delicatamente l'interno cosce. Sospiro quando si avvicina al culo, le sue dita scivolano su tutta la zona perianale, il suo sguardo è fisso nel mio, sta aspettando che gli dia l'autorizzazione a continuare.
Chiudo gli occhi, respiro profondamente e sento la muscolatura anale permettere alle sue dita di entrare, le fa roteare lentamente per qualche interminabile minuto, prima di inserire un altro dito, gemo, inarco leggermente la schiena, lui si ferma -Continui.- gli intimo.
Riprende a far roteare le dita piano, credo di non essere mai stata eccitata fino a questo punto, vorrei che mi scopasse, NO, vorrei di più vorrei il suo cazzo nel culo, mi turba questo desiderio. 

Sfila le mani da dentro di me, lo guardo con aria dubbiosa, mentre adagia le mie gambe sul divano.
-Direi che abbiamo finito.- dice. 
-Come?- mormoro -Aspetti, io...- mentre lui si dirige verso la scrivania dandomi le spalle.
Si ferma e mi volta. -Tu?- 
-Io voglio.....- lo sto supplicando, lui sa cosa voglio, mi mordo le labbra.
-Tu vuoi?- la sua voce è così calma. 
Ora è di fianco i miei occhi scendono lungo il suo profilo, noto il rigonfiamento nei suoi pantaloni, mi alzo dal divano, mi avvicino a lui, sento i suoi occhi sul mio corpo. 

Mi avvicino a lui, lo guardo negli occhi mentre con le mani gli sto già aprendo i pantaloni -La prego-. 
Il suo viso non lascia trasparire nessuna emozione. Non so se andare oltre, mentre i suoi pantaloni scivolano sul pavimento lui continua a non battere ciglio.
Con le mani mi afferra i fianchi, mi fa girare , appoggio le mani alla scrivania, le gambe divaricate, il culo indietro, - Cosa vuoi ragazzina.- 
Non riuscirei mai a dirgli cosa realmente voglio guardandolo negli occhi, sento che le sue mani stringono aprendo le natiche, sento il suo sesso accarezzarmi . - Cosa vuoi?- mi chiede per l'ennesima volta. 
Sospiro, mi mordo le labbra, so che lui vuole una risposta -Voglio …..il suo ....cazzo.- 
Lo sento premere conto la muscolatura anale che oppone poca resistenza, forzarla piano con dolcezza, lo sento entrare con cautela, trattengo il respiro fino a quando si ferma, mi bacia la schiena, tre baci lungo la spina dorsale, gemo mentre mi accarezza il clitoride per poi scendere piano ed insinuarsi dentro di me. 
Istintivamente spingo indietro il bacino, voglio le sue dita completamente dentro di me.
Non solo le sue dita entrano completamente ma anche il suo cazzo, sorpresa da una leggera fitta inarco la schiena, alzo la testa, sgrano gli occhi, mi mordo le labbra -Ah!- mi sfugge.
Lui si ferma -Piano piccola.- mi rimprovera. 
Riprende a muovere le dita, decise e delicate, che riportano di nuovo alle soglie del piacere.
Aspetta ancora un po' prima di ricominciare a muoversi nelle mie viscere. I suoi movimenti sono lenti, costanti, piacevoli, rilassanti, non c'è dolore ne fastidio, solo una nuova bellissima sensazione.
Ansimo, gemo, è un evoluzione del piacere, qualcosa di indescrivibile.
-Ohhh siiii.- Un orgasmo travolgente, quello che mi assale poco dopo, una sensazione totalmente diversa da qualsiasi altra cosa abbia provato prima, una scossa elettrica lungo la schiena, un fuoco ardere nell'addome, le gambe mi reggono a fatica, appoggio gli avambracci alla scrivania.
Lui mi afferra i fianchi, i colpi di reni si fanno sempre più rapidi fino a quando viene poco dopo.
Le sue mani ritornano a massaggiarmi la schiena, mi adagio sulla scrivania, mi bacia il collo, le spalle, le sue labbra scendono lungo la spina dorsale, il suo cazzo scivola fuori di me, mordicchia i glutei. 
Le sue mani, scivolano lungo il mio profilo risalendo dalle cosce, ai fianchi, sfiorano il seno, il suo fiato sul collo -Tesoro devo lavorare. Se vuoi li c'è il bagno.- mi indica la porta alla mia destra.

Cerco la forza di alzarmi, sono stremata, mi avvio sorridendo verso verso il bagno. 
Mi sciacquo il viso, con l'asciugamano cerco di togliere un po' d'olio dalla pelle, mi guardo nello specchio, vedo qualcosa di diverso in me.
Esco, gli sorrido, lui è al telefono già perfettamente vestito, come se nulla fosse successo, mi rivesto, mi siedo sul divano per mettermi le scarpe.
Mi avvicino a lui -Devo ammetterlo aveva ragione. Grazie.- 

Esco dal suo ufficio, prendo il telefonino “Francesco, posso passare da te?”










Serie A?
Faccio la fotografa per un giornale locale principalmente per passione, perché lo stipendio è veramente misero.
Potrei ottenere molto di più se solo scendessi a compromessi con il caporedattore.
La maggior parte delle giornaliste hanno fatto strada semplicemente per essersi concesse, la cosa assurda è che spesso sono migliori dei colleghi maschi, ma non vengono considerate se non dopo essere entrate in intimità con il “grande capo”.
Mi sta rendendo la vita impossibile, se c'è da chiamare qualcuno nel mezzo della notte quella sono io, se poi mi deve mandare a fotografare il gatto rimasto sopra all'albero credo ne goda pure. Tutti servizi inutili quelli che spesso non vanno nemmeno pubblicati.
La cosa piacevole di svegliarmi nel cuore della notte è che sul posto trovo sempre qualche nuovo giornalista, quelli carini e giovani che credo odi quanto odia me. 
Questa mattina si è divertito per l'ultima volta mi ha chiamato alle 4.00 per dirmi che questa sera dovevo andare alla stadio per l'ultima partita di campionato, alle 20.00 !!!!
Quando ho riagganciato ero furibonda, ma perché cazzo mi chiama alle 4.00 del mattino!!!! 

Ho avuto il tempo per calmarmi, ed eccomi qui fuori dallo stadio ad attendere il giornalista, sono curiosa di sapere chi avrà scelto tra Diego e Mattia.
Vedo arrivare Diego, è uno tra i giornalisti più bravi che abbia mai incontrato sono felice di poter lavorare con lui.
Mi spiega che se la squadra locale vincerà otterrà la promozione in serie A. Lui è un grande tifoso ed amico dell'allenatore, quindi è probabile che ci permetta di fare qualche scatto nello spogliatoio prima della partita.
Anche se il fatto che io sia una donna potrebbe essere un piccolo problema, la partita è importante e l'allenatore cerca di limitare al minimo le distrazioni per mantenere i giocatori concentrati.
Non vedo il problema, indosso un'ampia t-shirt, i jeans, le scarpe da ginnastica, i capelli raccolti e solo un filo di trucco, non credo di essere una distrazione.
Gli spiego che non sopporto il calcio è più forte di me, mi guarda e mi sorride, “Sono convinto che cambierai idea!” mi dice. Manca poco più di mezz'ora all'inizio della partita.
Mi fa strada, ci dirigiamo verso gli spogliatoi, sento le voci nervose degli allenatori solo una delle due squadre passera in serie A, capisco il loro nervosismo.
Mi diverto a fotografare le persone che passano nei corridoi, tanto non ho nulla da fare, noto che sono tutti molto coinvolti. 
L'allenatore della nostra squadra, esce dallo spogliatoio e si mette a parlare con Diego, poi si rivolge a me.
“Ehi bambola se ti va puoi entrare a fare qualche foto, massimo 5 minuti.”
“Grazie.” Cerco di sorridere anche se vorrei prenderlo a sberle, per avermi chiamato bambola.
Lascio la borsa a Diego, entro nello spogliatoio, silenzio tombale, tutti immobili a squadrarmi da capo a piedi, il silenzio si trasforma in un mormorio generale, mi sento una gazzella tra i leoni.
“Devo fare qualche foto” dico, mostrando loro la mia Nikon “Fate come se io non ci fossi”.
“Direi che è impossibile, non si vedono tante donne qui, ma faremo del nostro meglio.” mi risponde uno di loro, noto la fascia sul braccio, il capitano quindi.
Gli sorrido e cerco di scattare qualche foto, devo ammettere che sono stupita, l'età media non supera i 30 anni e sono colpita da quanto sono definiti i loro muscoli, non ero mai stata così vicina ad un calciatore. 
Mi soffermo a fotografare i quadricipiti perfetti, sono realmente meravigliata e mi lascio scappare un sorriso, sposto l'obbiettivo verso il capitato che mi sorride “Click”, istintivamente mi mordo le labbra, lui non toglie gli occhi dall'obiettivo, io non riesco a non fissarlo.
Per fortuna sento bussare alla porta, sposto la macchina fotografica ed esco.

Ci sistemiamo a bordo campo, poco dopo cominciano ad entrare le due squadre, scatto a raffica.
Il risultato non si sposta dallo 0-0 fino al 40esimo minuto del secondo tempo, uno dei nostri segna, seguo tutta l'azione con attenzione, il momento più bello “il goal” la tifoseria avversaria demoralizzata mentre la nostra euforica, mi soffermo a fotografare l'allenatore, anche se non lo da a vedere è veramente soddisfatto dei suoi ragazzi. 
Il fischio dell'arbitro poco dopo il 90esimo minuto, decreta la vittoria, la nostra vittoria. 
Cerco di intrappolare nelle foto l'immensa felicità di tutta la squadra trionfante, e la profonda delusione della squadra sconfitta.
Quando entrambe le squadre ritornano negli spogliatoi, li seguo, con l'approvazione dell'allenatore entro, non si accorgono nemmeno della mia presenza tanta è la loro gioia, provo per quanto sia possibile ad immortalare ogni attimo, ogni giocatore.
Decido di andarmene quando mi accorgo che stanno per fare la doccia, ne hanno veramente bisogno.
Mi avvio verso la porta quando sento un colpo su sedere, “Ahi!” mi volto e vedo il capitano, con l'asciugamano arrotolato in mano, credo che l'abbia visto fare anche lui nei film. 
“Dai resta qui un altro po'.” mi dice con l'aria di chi vuole molto più di qualche foto.
“Io faccio solo le foto.” chiarisco.
“Va bene.”risponde
Riprendo la Nikon in mano gli sorrido “Solo foto!”. 
Me ne vado solo quando quasi tutti se ne sono andati, lascio il bigliettino da visita sopra il borsone del capitano che è ancora sotto la doccia. 

Apro la porta di casa, mi butto sul divano.
E' quasi mezzanotte, prendo il portatile e cerco il cavo per scaricare le foto, solo ora mi rendo conto di quante foto abbia scattato. Devo sceglierne venti da inviare al caporedattore, Diego gli avrà già dato l'articolo. 
Mentre scarica le foto vedo le anteprime scorrere veloci sul monitor, non riesco a non aprire i jeans, scostare il perizoma e accarezzare il clitoride, quel tanto che basta per farmi sentire un po' meglio, nella mia mente scorrono le immagini di quei ragazzi nudi nello spogliatoio e io inevitabilmente sempre più eccitata, ma devo lavorare, devo scegliere le foto.
Ne scelgo venticinque, quindici scattate durante la partita e dieci scattate a fine partita, sono sicura di non aver scelto le migliori, ma sono troppo eccitata per essere completamente obbiettiva.
Le invio al “grande capo”.

Mi stendo sul divano, mi spoglio lentamente, apro il cassetto e prendo il mio vibratore, scelgo una foto, una delle prime, quella dove il capitano della squadra mi sorride fissando l'obbiettivo.
Quella foto in bianco e nero è il colpo di grazia, prendo il vibratore e lo porto alla bocca, lo lecco mentre l'altra mano ritorna tra le mie cosce, mentre la mia mano accarezza il clitoride, lo infilo piano nella mia bagnatissima figa.....
Suona il campanello, ma porca puttana, chi cazzo è a mezzanotte passata???
Suona di nuovo, mi metto l'accappatoio e vado ad aprire.
Apro la porta e mi trovo di fronte un mazzo di rose bianche.
Mi porge il mazzo di fiori, così posso vederlo, è il capitano della squadra “Ciao, sono venuto a vedere le foto.” Sorrido pensando a quello che stavo facendo prima a quanto vorrei sfilargli i pantaloni e prendere il suo cazzo in bocca .“Prego, entra. Stavo per andare a fare la doccia.”gli dico.
Mi volto e noto che ho lasciato il vibratore sul divano, mi sento morire, prendo la coperta e la butto sopra sperando che lui non si accorga.
Prendo le rose le appoggio sul tavolo.
“Posso offrirti qualcosa?” chiedo
“Ma non dovevi farti la doccia.”
“Si, ma ora sei qui, sarebbe maleducato abbandonarti subito.”
“Tranquilla vai pure, posso vedere le foto nel frattempo.”
Gli indico il pc“Fai pure, ci metto cinque minuti.”
Una doccia fredda è quello che ci vuole, per calmarmi un po', cerco di sbrigarmi.

Mi rimetto l'accappatoio e torno in soggiorno
Lui è seduto e ha qualcosa in mano...... sgrano gli occhi quando mi accorgo che sta annusando il mio vibratore. Si alza mi sorride e appoggia il vibratore sul tavolo.
“Non ci siamo presentati piacere Leonardo”
“Emma, piacere”. Rispondo imbarazzata. 
“Lo so c'era scritto sul biglietto da visita. Mi sembra che la partita ti abbia coinvolta.” continua lui.
“Non amo il calcio, ma sai l'atmosfera festosa dello spogliatoio mi ha contagiato.” arrossisco e abbasso lo sguardo.
La sua mano mia accarezza la coscia risalendo lentamente, la mia va sul cavallo dei suoi pantaloni.
Lo guardo mi inumidisco le labbra e comincio a mordicchiarle, apro l'accappatoio.
“Te ne sei andata senza salutarmi.” mi dice.
“Mi dispiace, era tardi, dovevo” sento le sue morbide labbra sul mio collo “aaaancora....scegliere le... le...le.... foto”.
Le sue labbra si spostano sulle mie, mentre le sue mani fanno scivolare l'accappatoio sul divano.
Mi butto all'indietro, lui lecca e succhia i miei seni alternandoli, sento la sua eccitazione.
Il suo cazzo preme contro il tessuto dei pantaloni, con le mani cerco di liberarlo, anche se la posizione non lo rende un compito facile. Lui continua imperterrito a giocare con il mio seno, io sono un lago, la mia mano scivola sul mio ventre, lui la blocca.
“Stai ferma!” mi ordina.
Le sue labbra scendono a baciarmi l'addome,gemo, per poi ritornare sul mio seno lecca, succhia mordicchia il miei capezzoli “Ti diverti a torturarmi?” gli chiedo, non risponde.
“Scopami” sussurro.
Sembra che aspettasse la mia richiesta, sento la punta del suo cazzo sul clitoride scendere piano fino a fermarsi prima di mettermelo dentro, mi sento sciogliere .“Ohhhh, siiii” , chiudo gli occhi inarco la schiena, le spinte profonde e decise, in pochi attimi vengo travolta dalle sensazioni che mi regala.
Sento il calore espandersi dal mio addome, l'utero contrarsi, lo stingo tra le cosce, mi abbandono sul divano. 
Sento le sue labbra sul mio collo, comincia a mordermi dolcemente, mi bacia, la sua lingua a contatto con la mia, mi fa eccitare nuovamente, mi diverte quando succhia e mordicchia il mio labbro come aveva fatto prima con il mio seno.
I suoi affondi si fanno sempre più rapidi, il respiro affannato, lo sento venire dentro di me, il mio secondo orgasmo.
Gli sorrido fissando i suoi occhi, riprendiamo fiato.
Non resisto, avvicino la bocca al suo cazzo, la voglia che avevo all'inizio non è stata ancora soddisfatta, mi accuccio tra le sue gambe, comincio a giocarci con la lingua sulla punta, scendo piano e risalgo leccando lentamente, per prenderlo completamente in bocca, ormai ha quasi ripreso vigore, faccio su e giù con la testa, piano, veloce, mi fermo un attimo per giocarci ancora con la lingua, lo sento gemere, sospirare, pulsare nella mia bocca ,il primo schizzo diretto in gola. Mi alzo solo quando ho mandato giù tutto. 
“L'aveva detto mio zio che dovevi essere una gran pompinara.” mi dice.
“Tuo zio, chi?” gli chiedo.
“Il tuo caporedattore, è mio zio.”




I segreti del rugby
E' passato a trovarmi la settimana scorsa Marco, un mio caro amico che per passione allena una squadra di rugby giovanile a cui la stagione scorsa ho fatto da assistente. 
Mi ha proposto quest'anno di allenare gli “under 18”, perché con il nuovo lavoro non ha il tempo di seguire gli allenamenti, inizialmente non volevo accettare nonostante gli sia stata accanto per un anno, non ho imparato quasi nulla di rugby, mi ha convinto quando si è reso disponibile a seguirmi nelle partite, l'idea di fare la doccia ancora con lui, mi ha fatto accettare.
Ho espressamente richiesto di non avere un assistente perché chiunque si sarebbe reso conto che di rugby capisco ben poco, e quando possibile Marco sarebbe passato a darmi una mano.
Ovviamente al primo allenamento lui non è venuto, mi ha chiamato e ha detto che ha un problema al lavoro, non ho ancora la più pallida idea di cosa fare, mi ha detto di stare tranquilla che non avrò problemi a gestire quei 23 ragazzini, di 17 e 18 anni, anche perché li conosco quasi tutti.
Arrivo con mezz'ora di anticipo, parcheggio l'auto ed entro nello stadio. 
Cerco le chiavi dello spogliatoio, quando entro mi tornano in mente tante cose. 
La prima volta che sono entrata Marco seduto alla scrivania, dopo un allenamento con i capelli ancora bagnati, quando mi ha detto di fagli da assistente felicissima avevo accettato, ora quella scrivania è mia, appoggio il borsone sulla panchina.
Mi siedo guardandomi attorno, sorrido pensando che questo ora è tutto mio, mi stiracchio sorridendo.
Prima di cambiarmi, con la consapevolezza di un nuovo potere, vado a vedere il campo.
L'unico suono è quello dei mie tacchi che battono ritmicamente sul cemento mentre passeggio lungo gli spalti contemplando il campo vuoto, elettrizzata, anche se questa novità mi spaventa non poco.

Ritorno nello spogliatoio, mi devo cambiare, mi avvicino alla porta e noto un paio di ragazzi passare, guardarmi e bisbigliare tra di loro.
Sospiro, entro, appoggio gli abiti nell'armadietto, mi infilo la tuta e le scarpe da ginnastica.
Vado a preparare il campo per il riscaldamento, una delle poche cose che ho imparato nella stagione precedente.
Mentre lo sto sistemando vedo i ragazzini arrivare e parlare tra di loro, Michele si avvicina “Ciao Emma, con noi anche quest'anno? Vuoi una mano?” 
“Dovrete sopportarmi ancora” gli sorrido “Grazie mille.” 
Un ragazzo d'oro, l'ho conosciuto l'anno scorso, un bravo giocatore ma soprattutto l'unico che si fermasse ad aiutarmi a risistemare il capo dopo gli allenamenti.
“Scusa ma tu sai chi è il nuovo allenatore? Mi hanno detto che Marco non c'è più.” mi chiede.
“Si.” cerco di essere seria.
Appena finito mi avvicino al gruppo dei ragazzi che dovrebbero essere tutti.
Quelli che già mi conoscono mi salutano, gli altri mi ignorano, continuano a parlare, nonostante sia li in piedi a pochi passi da loro, visibilmente alterata.
“Scusate se vi disturbo. Non credete che sia il caso di cominciare l'allenamento.” 
“Non aspettiamo, l'allenatore?” mi risponde Federico, anche lui una mia vecchia conoscenza.
“Tesoro, ce l'hai davanti, quindi, cominciate a correre.” 
Un attimo di confusione, ma poi diligentemente si mettono a correre, credo che si accorgeranno presto che non capisco granché di rugby, quindi mi devo trovare un alleato.
Continuo a guardarli cerco di capire chi è il più preparato sul piano teorico che riuscirà a mantenere anche il mio piccolo segreto, tenere in pugno un 18enne non è difficile, ne sono certa.
Sono assolutamente svogliati, quando si fermano al secondo giro, ordino di farne un altro.
Poi passano agli esercizi con il pallone, lo stretching, gli esercizi per il piazzamento e riposizionamento, quando li divido in due squadre per la partitella, ho la certezza di chi sarà il mio infiltrato, la mia spalla, Michele, credo che abbia un debole per me fin dall'anno scorso, il mio lavoro così sarà molto più facile.
Prima di mandarli a farsi la doccia, li fermo un attimo, li metto in fila, per quanto buona e dolce io sia, la ramanzina se la meritano tutta, cammino davanti a loro, fissandoli negli occhi uno ad uno.
Mentre se ne vanno borbottando tra di loro, Michele, come previsto, si ferma un attimo con me, gli dico di andare a farsi una doccia e di passare nel mio spogliatoio prima di andare a casa. Risistemo il campo e poi vado finalmente nel mio spogliatoio

Volutamente sono ancora sotto la doccia quando sento bussare alla porta, lo faccio entrare e gli chiedo di passarmi l'asciugamano, mi tampono un po' i capelli, prima di annodarlo attorno al seno.
Mi siedo sulla scrivania con le cosce leggermente aperte, dico a lui di accomodarsi sulla sedia difronte a me. 
Non è molto attento mentre gli parlo, spesso i sui occhi sbirciano sotto l'asciugamano, curioso e leggermente imbarazzato.
Annuisce quando gli chiedo se mi può dare una mano, farmi sapere cosa pensano i ragazzi di me e soprattutto come fare per farmi ascoltare. Scendo dalla scrivania, mi avvicino a lui.
“Ho bisogno che tu mi aiuti, ho bisogno che tu custodisca un mio piccolo segreto.” gli dico mentre faccio scivolare l'asciugamano sul pavimento, con la mano comincio ad accarezzarlo guardandolo negli occhi. “Non ho ancora imparato bene le regole del rugby, mi serve un assistente che mi dica cosa fare e cosa dire, anche durante le partite.” proseguo, mentre comincio a sfilargli i pantaloni “Ti sarò eternamente grata. ” la mia mano scivola ad accarezzargli dolcemente i testicoli, il suo cazzo sempre più duro, reclama attenzioni “Va bene!” mi dice prima di afferrarmi la nuca ed indirizzare la mia bocca al suo sesso.
La mia lingua scorre su tutta la lunghezza, per poi andare a sostituire la mia mano, passo la lingua lentamente e comincio a succhiare uno alla volta i testicoli, mentre la mia mano si muove su e giù lungo l'asta. 
Ascolto il suo respiro, prima di coprire il suo cazzo di leggeri baci, mi fermo un attimo sulla cappella, ci gioco un po' con la lingua cercando il suo sguardo, mentre lui mi accarezza i capelli.
Ora non è più il dolce e docile ragazzino di poco prima, ora è un uomo, “acerbo”, ma sempre uomo, con istinti e passioni che fino a poco prima non consideravo.
La sua mano sulla nuca mi fa capire che devo continuare, lo prendo in bocca scendo lentamente, cerco di muovermi piano, fermarmi ogni tanto, stuzzicarlo un po' con la lingua, per poi riprenderlo in bocca, una leggera tortura che i ragazzini apprezzano in modo particolare.
Geme, ansima mentre con decisione mi afferra i capelli, facendolo scivolare fuori dalla mia bocca, con la sua mano sostituisce le mie labbra, gli sorrido mentre con la lingua gli accarezzo la punta. 
Sono sufficienti pochi tocchi delle sua mano, per farlo venire impiastricciandomi viso e capelli.
Mi alzo, lo guardo negli occhi, cerco quella luce che solo i ragazzini hanno, quel qualcosa di indescrivibile ben oltre il semplice senso di appagamento sessuale, quello sguardo adorante che solo loro hanno. Compiaciuta, soddisfatta.
“Non lo dirò a nessuno, il tuo piccolo segreto con me è al sicuro.” mi dice “Ma passerò di qui tutti i lunedì dopo l'allenamento.” continua. “Ok” gli rispondo, avevo già preventivato questa sua richiesta.
Gli dico che è ora che vada e io mi infilo sotto la doccia, assolutamente soddisfatta del risultato ottenuto sorridendo tra me e me.

Inevitabilmente eccitata dalla situazione di prima, chiudo gli occhi ripensando alle interminabili docce, con Marco, ricordo le sue mani, le sue labbra.
Sobbalzo, quando sento la barba grattare sulla spalla e le labbra appoggiarsi al mio collo “Ti sei diverta con quel ragazzino?” sorrido a quelle parole riconoscendo la voce di Marco.
“Ti aspettavo qualche ora fa, non certo adesso.” gli rispondo fingendo di essere arrabbiata ed è molto difficile considerando che continua a baciarmi il collo.
“Sono venuto per farmi perdonare.” dice, stringendomi le tette con le mani.
Spingo il culo verso di lui, ed appoggio le mani alle piastrelle “Cosa aspetti?”. 
Un anno di docce assieme, il mio corpo per lui non ha più segreti, sa quando adoro le sue mani.
Una mano resta sul mio seno mentre l'altra scende, lungo il fianco, fino a penetrarmi con le dita che rimangono immobili dentro di me.
“Ti ha già fatto eccitare il ragazzino. Avresti dovuto vederlo camminava a mezzo metro da terra.” Sorrido a quelle parole, mentre sento le sue dita piegarsi e stendersi dentro di me.
“Lo sai che però preferisco gli uomini, i ragazzini un dolce passatempo.” Rispondo.
Mi godo i movimenti lenti e ripetitivi delle sue dita, assecondandolo il più possibile.
Un leggero brivido lungo la schiena quando sento il suo cazzo accarezzarmi la figa.
Sospiro quando finalmente si decide a mettermelo dentro, i colpi forti e profondi, fanno scivolare le mie mani sulle piastrelle bagnate, mi afferra i fianchi che muove a suo piacimento.
Lo scroscio della doccia sui nostri corpi copre in gran parte gemiti.
Mi scopa con foga, come ha sempre fatto, le sue mani scivolano sulla mia schiena fino ad afferrare con forza le mie tette. Si ferma un attimo, giro la testa lo fulmino con guardo “ Continua!” le sue labbra sulle mie, le nostre lingue si intrecciano.
Riprende a muoversi dentro di me sempre più veloce, sempre più brutale, è lui a decidere che solo ora posso venire, mi sorregge con le mani, sento il suo cazzo pulsare e la sua passione crescere attimo dopo attimo fino ad esplodermi dentro.

Avvicina le labbra al mio orecchio “Come si sono comportati i miei ragazzi?”
Lo guardo, sorrido “Hanno fatto schifo, non c'è né uno che mi abbia preso sul serio, avrei voluto prenderli a schiaffi.”
“ Sai di non poterlo fare ti atterrerebbero subito.”



La villa


Il sole sta tramontando sono stesa sul prato, l'erba solletica il collo, mi sembra di sentire un dolce suono d'arpa, quando all'improvviso sento dei passi frettolosi avvicinarsi, il tono di voce allarmato mi fa sobbalzare
“Signorina, signorina, si sente bene?” è il guardiano della villa
“Si tutto bene, Antonio, stavo pensando.”
“Si signorina. Signorina è tardi, dovrebbe andare, lo sa che al Barone non piace averla qui.”
“Dica al Barone che mi scuso un altra volta, ma la sua villa e questo magnifico giardino mi fanno perdere la cognizione del tempo tutte le volte.”
Mi avvio verso il cancello scortata da Antonio.
“Antonio mi scusi, ma è possibile vedere il Barone, visto che è in villa?” avevamo avuto solo contatti telefonici e mi sarebbe piaciuto incontrarlo.
“No mi spiace signorina.” 
“Va bene, ma devo chiedergli alcune informazioni sul giardino, lo sa che tra quindi giorni ci saranno le nozze, vorrei che fosse tutto perfetto.” provo ad insistere
“La faccio chiamare appena possibile.” rispose lui, 
“Ma signor Antonio, è sicuro di non poter proprio farmelo incontrare?” gli chiesi guardandolo con gli occhioni da gatta.
“Signorina, sa che non dipende da me.” mi rispose rammaricato
“Va bene, ho capito, ma mi faccia chiamare il prima possibile.”
Siamo ormai fuori dalla villa mi avvio verso verso la macchina salutandolo.
Mi volto indietro e vedo le finestre illuminate della villa, mi sarebbe proprio piaciuto incontrare il Barone.
Mentre guido verso casa, continuo a pensare alla nostra prima telefonata, stavo cercando la location giusta per il matrimonio della mia migliore amica, non avevo ancora visto nulla di bello ad un prezzo contenuto.

Ero a casa stesa sul divano in accappatoio quando mi chiamò il Barone proponendomi di fare il ricevimento nella sua villa, sarebbe stata a disposizione però la sola depandace e il giardino, mi lasciò il numero del guardiano per andarla a vedere.
Inizialmente non ero molto d'accordo, la spesa era sicuramente ragionevole, ma la depandance non mi andava proprio, decisi comunque di andarla a vedere, qualche giorno dopo contattai il signor Antonio.
Appena arrivai al cancello della villa, fu amore a prima vista, la villa in stile Liberty, il giardino immenso circondato da uliveti,un laghetto dove poter fare i fuochi d'artificio e soprattutto l'aria che si respirava era magica, mi sentivo una principessa difronte al suo castello.
La depandance era meglio di quanto sperassi ma comunque non sufficiente a contenere i centocinquanta invitati, ma si poteva optare per i gazebo.
Quando la proposi a Lisa e Giorgio ne furono entusiasti, a lei piaceva il laghetto con i cigni, a lui non dover spendere una fortuna.
Il Barone fu molto disponibile, mi permise di scegliere i fiori da piantare nel giardino e accettò di potare le piante in modo di far stare tutti i gazebo.
Sono andata in villa almeno due volte la settimana negli ultimi quattro mesi ufficialmente per controllare i lavori in giardino, effettivamente per stare in quel meraviglioso luogo dove mi sentivo rinascere.
Mi piace stendermi sull'erba a non pensare, intravvedere l'ombra del Barone dietro le pesanti tende, più di qualche volta sono rimasta li fino a quando calava il sole e puntualmente Antonio veniva a chiamarmi, al Barone non piaceva che mi trattenessi li.
Ho cercato delle informazioni su quel luogo, non riuscivo a capire come mai fossi stata contattata e soprattutto perché non avesse accettato di affittare il parco a nessun altro, avrei voluto fare queste domande al Barone. Diverse volte ho provato a chiedergli di vederci, volevo incontrare l'uomo che sentivo tutte le settimane, quell'uomo dalla voce dolce e calda, ma per diversi suoi impegni non era mai stato possibile. 

Solo oggi mi rendo conto che tra meno di quindici giorni non lo sentirò più, la sua voce non sarà più parte della mia vita, mi mancherà e non conoscerò mai il suo volto. 
Sto aprendo il portone di casa quando squilla il telefonino, numero sconosciuto, è sicuramente lui, rispondo, invento una scusa gli chiedo di incontrarci per decidere assieme dove posizionare i gazebo, lui mi dice che sta partendo e tornerà tra tre settimane, mi dice di fare come voglio.
Sono delusa mi stendo sul divano pensando alla sua voce, mi addormento.

Più si avvicina il giorno del matrimonio più le giornate mi sembrano brevi, passo alla villa a controllare come procedono i lavori ogni giorno dopo il lavoro, ormai manca poco, pochissimo.

E' il giorno prima delle nozze, sono veramente eccitata domani il mio lavoro sarà concluso, sono le 22.30 sono qui da sola probabilmente Antonio mi verrà a chiamare per l'ultima volta.
Ammiro i gazebo illuminati che si riflettono nel laghetto, passeggio tra i tavoli ammirando il mio lavoro, sono veramente soddisfatta.
Mi siedo sul bordo del laghetto, socchiudo gli occhi, sento un dolce suono d'arpa, sembra provenga dalla villa, mi volto, mi sembra di vedere le luci accese al primo piano, forse mi sbaglio.
Prendo in mano la torcia l'accendo, spengo le luci dei gazebo, guardo la villa, le luci sono spente, probabilmente mi sbagliavo, mi dirigo verso il cancello.
Incrocio Antonio, gli chiedo se nella villa c'è qualcuno lui mi conferma che siamo gli unici ad essere ancora qui. Vado a casa sono veramente stanca.
Mi faccio una doccia, mentre l'acqua mi scivola addosso, continuo a pensare a quelle luci, sono sicurissima di averle viste accese e poi quella musica, non è la prima volta che mi sembra di sentirla. E' tutto così strano, potrebbe essere la stanchezza degli ultimi giorni.
Mi asciugo, infilo il pigiama, vado a letto.


Sono le 7.30, mi infilo sotto la doccia per svegliarmi, mi sistemo capelli, trucco, poi mi vesto.

Mi fermo ad ammirarmi davanti allo specchio, il vestito azzurro in seta e chiffon, le scarpe color avorio mi piaccio veramente. Prendo la borsa e mi avvio in villa per l'ultima volta.
Sono le 9.00 vedo il cancello aperto, il signor Antonio, i ragazzi del catering, un nodo alla stomaco.
Scendo dalla macchina, mi sforzo di sorridere al guardiano “Buongiorno! ” “Buongiorno signorina, è bellissima oggi.” “Grazie.” faccio una giravolta per quell'uomo che è stato sempre gentile con me, la gonna del vestito si alza, la mia mano scivola davanti per coprire quanto possibile, anche se sono convinta che lui si sia accorto che non indosso nulla sotto.
Mi avvio verso i gazebo, passando davanti all'entrata della villa, guardo la scalinata, il portone, vorrei entrare, rimango li a fissarlo per qualche attimo. Cerco di cancellare i pensieri sulla villa.
Giro nervosa tra i tavoli cercando di sistemare le composizioni, le sedie, in un attimo si fanno le 11.30. Cominciano ad arrivare gli invitati, poi gli sposi.
Perdo pochi minuti a salutare Lisa e Giorgio e mi scuso di non aver partecipato alla cerimonia religiosa. Mi allontano dal ricevimento solo quando cominciano a servire il pranzo.

Non amo la confusione, dopo un po' ho bisogno di rigenerarmi, il luogo più tranquillo è il laghetto, mi siedo sulla panchina. 
Socchiudo gli occhi per ascoltare il rumore dell'acqua, una leggera brezza fa stormire il fogliame, sento di nuovo quella musica, il suono di un'arpa, ancora una volta sembra provenire dalla villa. Nella villa però non c'è nessuno, non è possibile.
Mi alzo e cerco di seguire il suono, arrivo difronte la scalinata della villa, salgo piano i gradini, arrivo al portone mi volto a guardare verso gli invitati, nessuno sembra avermi visto. La parte razionale di me vorrebbe tornare indietro, ma è come se appartenessi a quella musica.
Appoggio la mano sul portone, spingo.... è aperto.
Mi sfilo le scarpe, le prendo in mano, è piacevole sentire il marmo freddo.
Mi guardo intorno, l'entrata è grandissima con un lampadario in cristallo, l'attraverso tutta e salgo la scala, non so perché, è come se fossi guidata da qualcosa.
Mi sembra di sentire dei passi ed entro nella prima stanza che trovo. 
Deve essere la camera da letto del Barone, il letto con il baldacchino, le tende pesanti lasciano entrare uno spiraglio di luce, un divanetto in tessuto bordò, una camera da sogno.
Mi affaccio alla finestra scostando leggermente le tende e vedo il laghetto, la panchina il mio luogo preferito, ricordo le sere quando scorgevo l'ombra del Barone dietro a queste stesse tende. 
Mi sembra di sentire qualcuno dietro di me, mi sembra di sentire il respiro di un uomo, mi volto con il cuore in gola, non c'è nessuno.
La camera ha il bagno privato, sono curiosa apro la porta, difronte a me una vasca ovale in marmo verde è già piena d'acqua la superficie cosparsa di petali di rosa rossa; ci giro attorno, un brivido lungo la schiena mentre le mie dita sfiorano il bordo. 
Sento delle mani stringermi i fianchi, c'è qualcuno dietro di me, il mio pensiero va immediatamente ad Antonio, l'unico che poteva raggiungermi nella villa, il cuore sembra voglia uscirmi dal petto. 
“Emma stai tranquilla!” Non è la voce del guardino, il tono di voce è rassicurante, familiare.
Le sue mani scivolano sulle mie, per poi risalire fino alle spalle, fa scivolare le spalline del vestito, che cade a terra. Sono immobile, completamente nuda, non riesco a muovere un muscolo.
Una mano scende sul mio fianco, mentre mi bacia il collo, sento le sue labbra morbide sulla mia pelle, piego la testa. 
Si allontana da me non so se voltarmi e andarmene, di nuovo quella dolce melodia, non so perché ma mi trattiene qui. 
Mi appoggia una leggera vestaglia sulle spalle, me la infilo, deve essere di seta, color avorio con lo stesso stemma che c'è sul cancello. 
Faccio un passo in avanti e raccolgo il vestito, lo appoggio accanto alla finestra, guardo fuori.
Mi giro verso di lui “Mi scusi ...” interrompe la mia frase appoggiandomi l'indice sulle labbra “Shhh!”
Lo guardo poco, cerco di tenere lo sguardo sul pavimento, ho notato solo che ha un vestito elegante, potrebbe essere uno degli invitati che mi ha seguito, chi altro sennò.
“E' bella questa vasca, vero?” Mi chiede sorridente e si avvicina.
“Bellissima” gli rispondo senza guardarlo negli occhi e stringendo la vestaglia sul davanti.
La sua mano sotto il mio mento, alzo la testa, lo guardo negli occhi, due profondi occhi scuri “Non ti mangio mica.” si mette a ridere. “Se vuoi puoi farti un bagno.”
Sorrido “Non mi sembra il caso.”
“Se sono io il problema me ne posso andare”. 
“No........ cioè...... ma....io....” balbetto.
“Quindi posso restare?” 
“Certo.” rispondo.
Si è già tolto le scarpe, poco dopo è completamente nudo difronte a me, io sono li completamente imbambolata, le sue mani, aprono la mia vestaglia, la tolgo e la appoggio accanto ai vestiti.
Mi infilo nella vasca, lui mi segue.
L'acqua mi rilassa sempre e comunque, appoggio la testa sul bordo portando il bacino in avanti e piegando le ginocchia.
Sento le sue mani accarezzarmi dolcemente i piedi, istintivamente li sposto sul suo addome, scendendo piano sul pube, per curiosità, voglio sapere se lui è eccitato.
Sfioro il suo sesso, è una strana sensazione, sembra che non sia eccitato dalla situazione, ma reagisce positivamente al contatto. Gli sorrido e lo guardo negli occhi mentre continuo a accarezzare con il piedi il sul suo cazzo. Credo di essere più eccitata di lui, a fatica nascondo i capezzoli turgidi sotto il pelo dell'acqua.
Decido di smettere solo quando la sua erezione è completa, mi alzo dalla vasca, prendo un asciugamano, lo annodo attorno al seno, esco dalla porta e mi dirigo in camera da letto. Qualche attimo dopo mi raggiunge.

Sono seduta sul letto con le gambe leggermente divaricate, lo guardo, ora per la prima volta mi soffermo a guardare, il suo viso, le sue spalle, le sue mani, ha uno sguardo rassicurante. 
“C'è qualcosa che non va?” mi chiede avvicinandosi. Gli sorrido maliziosa.
Quando è sufficientemente vicino, mi alzo, gli butto le braccia al collo e cado sul letto trascinandolo sopra di me.
Il suo viso è vicinissimo al mio, mi inumidisco le labbra che restano socchiuse, lui appoggia le sue sulle mie, la sua lingua a contatto con la mia, bellissimo. 
Con le mani apre l'asciugamano, mi bacia il collo, scende poi sul seno, la sua lingua gira attorno al capezzolo turgido, lo succhia, mi guarda, soffia.... rido. 
La sua mano scende sul mio fianco, sul pube, sfiora il clitoride, infila due dita dentro la mia figa bagnata. Chiudo gli occhi, alzo il bacino, mi godo ancora un po' le sue sapienti dita, il pollice sfiora il clitoride, facendomi eccitare ancora di più, mentre indice e medio continuano ad entrare e uscire pianissimo da me.
Devo ammetterlo non ne posso più, lo voglio lui continua a giocare con me, io voglio il suo cazzo.
Prendo la sua mano, succhio le sue dita, quelle dita che fino a poco prima erano dentro di me lo sfido con lo sguardo, è chiaro che anche lui mi vuole la sua erezione parla da se.
Mi giro appoggio le mani sul letto offrendogli le natiche e la figa aperta, sento le sue mani sui fianchi, sento la punta del suo cazzo entrare piano dentro di me, i suoni movimenti lenti e profondi, a me basta veramente pochissimo per lasciarmi andare ad un orgasmo liberatorio.
Vorrei che si fermasse un attimo per farmi riprendere fiato, invece non se ne preoccupa, poco alla volta mi rendo conto di essere se possibile più eccitata di prima, non so come faccia a mantenere un ritmo così lento, sento ogni millimetro del suo cazzo entrare ed uscire ed è fantastico. 
Lui si china su di me le sue labbra mi mordono le spalle, mi bacia il collo e sussurra “Adoro il tuo culo!”.
Sorrido arricciando il naso, non credo che lui che ne sia accorto. Lui non cambia il ritmo, impossibile non gemere tutte le volte che affonda il suo cazzo dentro di me.
Le sue mani mi stridono le natiche gli affondi si fanno meno intensi e più veloci, sposto il bacino in avanti per farlo uscire.
Prendo il suo cazzo e lo punto al culo, lui immobile, forse non ha capito che lo sto accontentando, abbasso il bacino, mi sposto indietro, trattengo il respiro, lo sento entrare poco alla volta, va piano è delicatissimo, con una mano mi stringe il seno, poi la fa scivolare sul clitoride, accelera il ritmo, il respiro affannoso, infila di nuovo due dita nella mia figa, sento il mio utero contrarsi nuovamente e finalmente anche lui viene.
Scivolo sul letto, lui è ancora dentro di me. Vorrei dirgli mille cose, è stato fantastico, bellissimo, unico, ma l'unica cosa che riesco a dire è “Devo andare.” 
Vado in bagno mi risistemo e mi infilo il vestito. 
Esco dalla villa mi dirigo verso il laghetto sulla mia panchina.

“Emma, Emma, Emma” mi sento chiamare, è Lisa 
Mi sveglio, è stato solo un sogno? Non è possibile era così reale.
Vado ad unirmi agli altri per le foto di gruppo, cerco l'uomo misterioso della villa tra gli invitati, ma non lo trovo. E' stato solo un sogno.
Ormai se ne sono andati tutti resto solo io e gli addetti del catering, che stanno smontando i gazebo.
Mi dirigo verso il cancello, passo di fronte alla villa, saluto il sig. Antonio, che mi porge una scatola la apro subito. All'interno una rosa rossa, la avvicino al naso e sotto c'è una vestaglia in seta, quella vestaglia, mi giro verso la villa ora capisco, quella voce familiare, quell'uomo, mi illumino.



A volte ritornano


I rapporti con il mio ex, Matteo, sono ormai civili non potrei mai negare la presenza del padre a mio figlio.
Nonostante sia passato un anno da quando ci siamo lasciati, tra di noi c'è ancora un po' di tensione soprattutto quando Matteo resta da noi tutto il giorno.
Mi da molto fastidio saperlo in casa mia senza di me, non ho nulla da nascondere, ma sono gelosa delle mie cose e soprattutto dei mie spazi.
Siamo stati assieme per quasi 11 anni, il nostro rapporto si è incrinato irrimediabilmente con la mia gravidanza, mi sono sentita sola tante volte quando invece avevo bisogno di lui. Gli ho voluto bene, tanto, ma la nostra storia era già finita prima che nascesse nostro figlio. 
Tendo ad annullarmi quando sto con un uomo a cui voglio bene, ogni singola cosa che faccio la faccio in sua funzione, non amo che qualcuno mi aiuti sono assolutamente convinta di poter raggiungere qualsiasi meta da sola, ma per me avere l'appoggio della persona che mi sta accanto è essenziale, una sua critica mi fa mettere in discussione tutto.
Sono le 8.45, Alessandro dorme ancora quando sento il campanello suonare, è Matteo. Lo attendo sulla porta “Fai piano, sta ancora dormendo” bisbiglio, la sua espressione contrariata vale molto più di mille parole, non ho assolutamente voglia di rovinarmi la giornata, vado in bagno a finire di prepararmi, non prendo nemmeno il caffè perché mi scoccia doverlo fare anche per lui.
Quando si sveglia Ale, capisco che oggi non è proprio giornata, non vuole andare via, perché deve vedere i cartoni e giocare in piscina. Sono già le 9.15, devo andare o farò tardi.
Do un bacio al mio Amore e vado al lavoro “Se andate via, lascia le chiavi alla vicina.” dico a Matteo appena prima di uscire, lui mugugna qualcosa di incomprensibile.
Quando ritorno è quasi l'una, ovviamente non ha preparato nulla per pranzo, loro hanno mangiato prosciutto, formaggio e gelato, quando si dice un pasto bilanciato! 
Passiamo un po' di tempo in giardino con Alessandro che schizza entrambi con l'acqua della piscina, Matteo poco dopo prende il secchiello lo riempie d'acqua, la prima secchiata è per il piccolo, la seguente colpisce me alla sprovvista. Il gioco continua per quasi un ora, è veramente divertente.
Un attimo di relax Ale è stanco, lo tengo tra le braccia appoggiata al bordo della piscina, Matteo è accanto a me, appoggio la testa sulla sua spalla, lui appoggia il braccio sulla mia, una bella sensazione.
Sono io ad abbandonarli per asciugarmi un po'. Vado in bagno passando difronte allo specchio noto il trucco colato, quindi mi spoglio vado sotto la doccia.
Esco, prendo l'asciugamano, lo lego attorno al seno, mi volto, vedo Matteo appoggiato allo stipite della porta del bagno “Tu che ci fai qui?” gli chiedo, “Niente era aperta.” risponde riferendosi alla porta, poi si gira e torna in giardino. Il sangue mi ribolle nelle vene, mi vesto e vado al lavoro, lui sta sera sarà ancora qui. Non lo sopporto.
Pomeriggio tranquillo, ho tempo per pensare, penso a Matteo: a quanto ci siamo divertiti poco fa tutti e tre assieme, a lui quando sono uscita dalla doccia, alle interminabili nottate passate a coccolarci sul divano....Penso a Matteo? No, no, no, lo odio. Capitolo chiuso si va avanti.
Poco dopo le 20.00 torno a casa, suono il campanello mi apre Matteo, ovvio. 
Vedo la tavola apparecchiata, forse apparecchiata è un po' eccessivo, ci sono i cartoni delle pizze, i bicchieri, le posate, birra e aranciata, Alessandro sta mangiando.
“Ho preso una pizza anche per te.” mi indica il cartone ancora chiuso.
“Grazie” gli sorrido e gli bacio la guancia. Mangiamo tutti e tre assieme, un evento più unico che raro. 
Vanno fuori a giocare mentre io risistemo la cucina. “Mamma!” mi volto eccoli entrambi “armati”: fucile ad acqua per Alessandro e pistola per Matteo, comincia la mia fuga dal soggiorno in camera passando per il giardino, ad ogni giro le piastrelle attorno alla piscina diventano sempre più pericolose, io scalza, riesco a malapena a restare in piedi, Alessandro mi chiama, mi volto .... splash.... io e Matteo ci guardiamo, ci mettiamo a ridere.
Matteo mi passa l'asciugamano, ci sediamo un po' fuori a parlare tutti e tre. 
“Amore andiamo a nanna?” Chiedo ad Alessandro
“Mamma, no, non ho sonno.”tiene malapena aperti gli occhi, ma continua “Papà dorme qui con noi oggi?”
“Va bene, resto qui.” gli risponde Matteo sfidandomi.
I soliti rituali prima di andare a letto, pigiama, denti, e poi qualche coccola con la mamma.
Quando torno fuori, Matteo sta fumando .
“Lo sai che odio l'odore del fumo” sbotto, 
“Non ho mai fumato oggi, lasciami almeno questo piacere.” mi risponde
“Non volevo restassi qui, sta sera, è casa mia non tua, non puoi decidere sempre tu.” 
“Non ho deciso io di chiudere il nostro rapporto, e poi rilassati Emma!” 
Si avvicina a me e comincia a massaggiarmi il collo, un attimo di piacere, abbasso la testa, le sue mani si spostano sulle spalle 
“Ti va un bagno in piscina” sussurra 
“Vado a mettermi il costume.” rispondo
“Dai non serve, è buio c'è la siepe, non ci vede nessuno.... spegni la luce della cucina piuttosto.”
E' vero ha ragione, quando posso prendo il sole in topless e non mi preoccupo molto, ma l'idea di stare nuda con lui in piscina..... è diverso. Ci penso vorrei dirgli di no, il mio corpo non è d'accordo.
Lui s'è già tolto la maglietta, adoro la sua pancetta l'ho sempre adorata, si avvicina a me, mi sfiora le gambe, i glutei, il seno togliendomi il vestito a fiori. Istintivamente gli sfilo i pantaloncini.
Mi sposto verso la piscina, togliendomi il reggiseno solo quando sono di spalle.
Ho già i piedi nell'acqua, “Emma, non ti togli le mutandine?” mi volto, “Ma...” rimango con le parole in gola, lui è completamente nudo a meno di un metro da me, non ho nemmeno il tempo di accorgermi che me le sta già sfilando.... con il piede le lancio fuori dalla piscina.
Ammettiamolo, mi conosce, sa come prendermi in contropiede. 
Mi chiedo perché sono qui con lui, ora...
“Sei bellissima, sotto la luce della luna.” dove ha trovato questa frase? Gli sorrido, scema! 
Lui si avvicina è accanto a me, la sua mano mi accarezza la coscia fino al fianco, l'afferro e la scanso con decisione, inavvertitamente sento il suo cazzo, la sua erezione....NO...NO...NO...
“Ti va un po' di vino?” Gli chiedo, devo uscire da lì e mi sembrava una bella scusa “Certo”.
Vado in cucina prendo due bicchieri li riempio con del Raboso, ritorno fuori e porto con me la bottiglia che adagio a bordo piscina.
Il vino non è stata sicuramente una buona idea, ad ogni sorso mi rilasso sempre più, accettando volentieri le sue attenzioni. Le sue mani sulle caviglie che risalgono piano fino metà della coscia. 
Poso il bicchiere vuoto, mi giro a pancia in giù appoggio le braccia sul bordo della piscina, ci guardiamo, mi perdo nei suoi occhi azzurri.
Si lo so, sono eccitata, vino e uomini... binomio pericoloso.
Si avvicina, mi bacia, lo bacio... la sua mano è sui miei glutei, lui sa che l'adoro, le sue labbra scendono piano sul collo.
Sono li come imbambolata, a godermi le sue mani, che continuano imperterrite ad accarezzarmi le gambe, la sua lingua sul mio collo. Una piacevole tortura. 
Versa un po' di vino e mi porge il bicchiere, sono obbligata a girarmi.
Intinge due dita nel vino e le passa sul mio seno destro, ripete l'operazione per il sinistro, mentre io gli sorrido sorseggiando il vino.
Si mette difronte a me, la sua lingua sul mio seno, ci gioca, mi guarda. Lui sa cosa succederà perché è sempre stato così tra di noi.
Gli metto le mani sulle spalle “Basta” gli dico con tono fermo e deciso.
Lui si rimette accanto a me, mi guarda, mi sorride con gli occhi, lo bacio.
Ora siamo complici, come lo eravamo anni fa, la cosa che ho sempre adorato di lui che il suo cazzo tirava sempre e subito, non erano necessari grandi colpi di lingua o giochi di mani, gli è sempre bastata un'occhiata al mio culo. 
Mi metto sopra di lui gli spiaccico le tette sulla faccia, ride “Shhh” lo zittisco, siamo all'aperto dobbiamo fare piano.
Prendo il suo cazzo e me lo metto dentro, le mie mani sono sulle sue spalle, comincio a muovere piano il bacino avanti e indietro, strusciare il clitoride sul suo pube e farlo accarezzare dall'acqua è una sensazione unica, lo alterno ad un lento su e giù.
Le sue mani sanno cosa fare, stringono i miei fianchi poco dopo comincia a dettare lui il ritmo che diventa sempre più frenetico, i respiri sempre più affannati. 
Le sue mani scendono sui glutei, lo guardo con occhi supplicanti, lui sa cosa vorrei, io so che non lo farà mai. 
Prende i bocca i miei capezzoli succhiandoli, leccandoli e ….sento le sue dita …. si, le sue dita farsi strada nel mio culo, sa che è quello che voglio.
Chiudo gli occhi lasciandomi andare, poco dopo quella sensazione di calore inconfondibile che si espande in me, nello stesso momento lo sento pulsare, lo bacio.
Riapro gli occhi, gli sorrido, appoggio la testa sulla sua spalla “Grazie”. Restiamo abbracciati per un po', solo il tempo di riprendere fiato.
Mi alzo “Vado a letto, se vuoi puoi dormire sul divano.” gli do un bacio sulla guancia, 
“Solo questo?” 
“Stai buono, hai già avuto anche troppo. Ora vai a dormire.”
Mi avvio in bagno per farmi la doccia, sono ad occhi chiusi sotto l'acqua calda a pensare a quello che è successo. Esco lui è lì a porgermi l'asciugamano gli sorrido “Buona notte”.
Vado verso la camera, mi infilo il pigiama, vedo Alessandro sul letto che dorme beato, quell'aria innocente, lui è tutta la mia vita.



Una bellissima giornata


Sono Emma una mamma single, vivo con mio figlio di 6 anni in un mini appartamento al piano terra in periferia. Mio figlio Alessandro è l'unico uomo della mia vita.
Lavoro come commessa par-time in un negozio di abbigliamento, ho trovato questo lavoro che mi permette di stare con mio figlio molto più di prima, unica pecca, devo lavorare tutti i sabati e tutte le domeniche.
L'unico svago che mi concedo è andare a correre, 3 o 4 volte la settimana: il lunedì mattina, sabato e domenica in pausa pranzo, qualche volta il mercoledì nel tardo pomeriggio se “nonna Maria”, la mia vicina di casa, va al parco giochi con Ale.
Tempo per gli uomini proprio non ne ho. L'unico che incontro almeno due volte la settimana da circa un anno, è un tipo che non passa inosservato quando guida la sua Ferrari, l'ho visto un paio di volte al supermercato vicino a casa e tutti i week end all'incrocio di via Trieste verso le 13.20, ci salutiamo sempre anche se non ci siamo mai presentati.
Io lo chiamo “Ferrari” per il bolide rosso che guida, lui mi chiama “Nike” visto che il mio unico vezzo sono scarpe e maglietta della nota marca.
E' un sabato dei primi di luglio tra qualche giorno sarà il mio compleanno,30 anni, mi sento vecchia. Non è proprio una bella giornata.
Sono appena rientrata a casa butto le chiavi sul mobiletto dell'entrata e mi avvio verso la camera.
Do occhiata alla sveglia sul comodino, già le 13.15, sono in ritardo.
Mi cambio in fretta, tolgo gli occhiali, mi spoglio, indosso i calzini di spugna, i pantaloncini rossi, il reggiseno, la maglia bianca.
Vado in bagno, mi lego i capelli con l'elastico guardandomi allo specchio e lavo velocemente il viso per togliere il poco trucco che uso al lavoro. Mi avvio verso la porta di casa, prendo le chiavi dal mobiletto ed infilo le mie running.
Busso alla mia vicina, le chiavi le lascio sempre a lei quando vado a correre. Mi apre sorridente come al solito e mi fa “Vai a a correre”, “Si, me le tiene?” le chiedo porgendole le chiavi “Certo”, gliele consegno “Grazie Nonna”, “Ciao Emma e stai attenta!”è sempre così gentile e premurosa, per questo la chiamo nonna.
Apro i portone dell'ingresso e prendo Viale Roma come sempre, sono già le 13.30, oggi non incontrerò “Ferrari”, peccato. 
Vedo da lontano l'incrocio con Via Trieste, c'è qualcuno seduto sul marciapiede, che appena si accorge di me, comincia a correre sul posto, ora lo vedo bene, è proprio lui “Ferrari” sembra che mi stesse aspettando, la cosa mi fa molto piacere. 
Gli passo accanto ignorandolo, lui mi saluta “Ciao Nike, batti la fiacca oggi!”, “Ciao Ferrarri” rispondo mostrandogli la lingua, gli piace punzecchiarmi, mi sorpassa dandomi la solita pacca sul sedere, anche se oggi mi fa un effetto strano... piacevole... non mi sono mai accorta di quanto realmente fosse bello.
E' davanti a me di qualche metro, deve essere alto più di 1.90, le sue grandi spalle, i bicipiti ….. e il suo stupendo culo. A vederlo sembra un giocatore di Rugby per i quali ho sempre avuto un debole.
Non riesco a non pensare a quanto mi piacerebbe baciarlo, sentire la sua lingua a contatto con la mia, le sue mani ad afferrare il mio culo, lo desidero, lo voglio. E' più di un anno che non sto con un uomo, non ne avevo mai sentito il bisogno, fino ad ora. 
Vedo il cantiere in lontananza tra meno di 500 metri lui girerà a destra e io a sinistra, ora o mai più mi dico, con il cuore a mille allungo il passo, mi accosto a lui. Fa una faccia strana, di solito gli sto dietro fino a quando ci salutiamo e imbocchiamo due strade differenti.
Gli do una pacca sul sedere “Seguimi!”, rallento e svolto a destra accanto al cantiere dove so esserci un passaggio, sento i suoi passi dietro di me...sorrido soddisfatta... sposto la recinzione ed entro.
C'è uno strano silenzio tra di noi.
“Ti va un po' d'acqua?” Mi chiede.
“Si ... grazie.” rispondo sorridendo, mi indica un rubinetto poco lontano.
Apre l'acqua mi guarda e fa “Prego”. Oltre ad essere carino è anche un gentiluomo.
Divarico leggermente le gambe, abbasso il busto, raccolgo l'acqua con le mani e vedo che lui sta guardando insistentemente il mio culo, ora ne sono convinta, anche lui mi vuole. 
Mi sciacquo il viso, prendo un altra manciata d'acqua ne bevo un po' il resto scivola, sul collo, sulla maglietta, che diventa trasparente, i capezzoli turgidi per l'eccitazione.
Raccolgo dell'altra acqua, la porgo a lui “ Ne vuoi?”
Mi afferra i polsi, i nostri occhi si incontrano comincio a mordermi nervosamente le labbra, beve poco, si avvicina al mio orecchio “Ora sei mia.”
Allenta la presa sui miei polsi, ne approfitto e mi giro, dandogli le spalle, con il braccio mi cinge la vita trattenendomi. Sento la sua lingua sul mio collo, chiudo gli occhi e sospiro.
La sua mano si fa strada sotto i miei vestiti mi afferra il seno con dolcezza, strizza leggermente il capezzolo, scende sull'addome, sono eccitata e lui tra poco se ne accorgerà, si sofferma sul clitoride, sto per impazzire, giro leggermente la tesa avvicino le mie labbra alle sue lo bacio.
Le sue labbra sono salate, la sua lingua calda si intreccia con la mia, è una sensazione bellissima, sento spingere sui glutei la sua magnifica erezione. 
Lo prendo per mano ed entro nell'edificio “Vieni”. Entro nel primo appartamento e mi avvicino ad una finestra, mi sfilo le scarpe, lui si avvicina e mi toglie pantaloncini e slip in un colpo solo.
Mi alza e mi fa sedere sul davanzale, mi divarica le cosce e ci infila la testa. Appoggio le mani sul bordo del davanzale, la sua lingua gioca con il clitoride, lo succhia ….ci sa fare veramente.... la sua lingua scende piano fino al culo, per poi risalire, alzare lo sguardo che s'incontra con il mio e ritornare a succhiare. Prendo la sua testa, porto le sue labbra sulle mie.
Con la mano libero il cazzo e lo avvicino alla mia figa fradicia, sono sorpresa non pensavo fosse così ben equipaggiato. 
Mi afferra i fianchi portandoli verso di se, con un colpo di reni è dentro di me, la mia testa si svuota, ad ogni deciso e profondo affondo gemo. 
Non c'è nessun rumore se non quelli dei nostri respiri sempre più affannosi.
Poco alla volta aumenta la velocità, sento il calore espandersi dall'addome in tutto il corpo, inarco la schiena, la mia testa all'indietro chiudo gli occhi “Oh, siii!”.
Si ferma, toglie il suo magnifico fallo da dentro di me e lo appoggia sul mio addome, lo guado perplessa. Appoggio i piedi sulle sue spalle e lo spingo via, mi guarda stranito, fa un passo indietro per non perdere l'equilibrio. Scendo dal davanzale, mi inginocchio ai suoi piedi, comincio a leccarglielo, dalla punta alla base e poi farlo sparire quasi tutto nella mia bocca per poi risalire e scoprire che i suoi occhi cercano i miei quando ci gioco con la lingua.
Gli prendo la mano la avvicino alla nuca, comincia a scoparmi la bocca, lo sento pulsare, pochi colpi e sento il tuo orgasmo in gola, sposto un po' indietro la testa lo appoggio alla lingua, in modo da riuscire a mandarlo giù tutto.
La mano scende sulla mia spalla, con l'altra alza il mio viso, mentre sto ancora passando la lingua per ripulire per bene il suo cazzo, ci guardiamo.
Mi alzo, sono in punta di piedi e sono ancora più bassa di lui, mi abbraccia e sussurra all'orecchio “Ci vediamo domani.” annuisco e mi inumidisco le labbra.
Mi rivesto, lui recupera le mie scarpe, mi siedo sul davanzale per infilare, lo guardo ci sorridiamo.
“Dai Nike, sbrigati che tra mezz'ora devi essere al lavoro.” Cavolo già così tardi! 
Usciamo dallo stabile, mi sistemo un po' i capelli, imbocchiamo lo stesso viale in direzioni opposte, mi giro un paio di volte per ammirare il suo culo.
In meno di 10 minuti sono di nuovo di fronte al portone di casa, suono il campanello della Nonna Maria. 
Apre la porta, mi riconsegna le chiavi “Lo sai che mi hai fatto preoccupare? Dove sei stata? E Poi guarda come ti sei conciata?” la guardo sorridendo, le do un bacio sulla guancia “Nonna sono felice.” “Dai Emma sbrigati sennò farai tardi al lavoro.... I giovani d'oggi!”.
Apro la porta di casa, butto le chiavi sul mobile, mi spoglio velocemente e vado sotto la doccia anche se non vorrei togliere il suo odore dalla mia pelle.


Tua


Mi mancano le tue mani sul mio corpo
Mi manca poterti mordere
Mi manca sentirti dentro di me
Mi manca essere completamente tua

Mettermi a stirare le tende che hanno l'odore del tuo negozio, è frustrante.
Nella mia mente si accavallano pensieri e ricordi, confusi e disordinati.

Ricordo la decisione con cui mi hai preso e mi hai spinto la seconda volta e non sai quante volte l'ho desiderato in questi due anni.
Riesco a sentire sotto le mani il tessuto della poltroncina, il mio respiro alterato, la tua mano che mi tiene i polsi, tu che riesci anche a parlare mentre la mia testa è completamente vuota (ti assicuro che è una gran bella sensazione), la tua pelle sotto i miei denti, la mia mano che afferra il tuo polso mentre porto le tue dita alla bocca per succhiarle, le tua mano a tapparmi la bocca, le tue dita nel mio culo, la tua mano sul mio collo (e continuo ancora a chiedermi se è stato solo un caso), il mio protestare con il tuo cazzo piantato in gola, la tua mano che mi stringe i capezzoli, le tue dita sulle mie labbra.

L'immagine più bella è guardarti mentre la mia lingua scivola sul tuo cazzo.

Ma tu sei molto più di questo, sei devastante come uno tsunami.

Odio quando mi mandi in bianco, ma ogni tuo “no” implicito o esplicito fa aumentare esponenzialmente la voglia che ho di te. E' veramente frustrante, ma non posso fare a meno di te.
Nessuno si è mai permesso di dirmi di no, ho sempre scelto e preso ciò che volevo decidendo tempi e modi ma ….. non mi sono mai sentita veramente appagata.

Ora …. tu ….. sei fantastico (perchè non l'ho ancora detto ma era chiaro)
Ora...... io....... sono dall'altra parte della barricata, sai che puoi fare di me ciò che vuoi. I modi e i tempi li decidi solo tu. 

L'effetto sconvolgente che hai su di me l'hai chiamato chimica. Io resto della mia idea, tu sei fantastico!!!!!!!
Mi fai sentire TUA, senza limiti e viva. 

Ti ho già detto che sei fantastico? Te lo scriverò anche sulla macchinetta del caffè.....ora trema.

Non ho parlato del tuo cazzo, perchè non serve, perchè magari farò un secondo capitolo o semplicemente perchè adoro il tuo cazzo (e ti assicuro che lo adoro veramente) ma sono i piccoli dettagli quelli che mi fanno impazzire. 

Ti avevo chiesto una canzone, perché sai io ho i miei rituali, che tu non conosci.
Bicchiere di vino rosso, racconto erotico (il più delle volte uno di Morpheus che è la mia garanzia), leggero sottofondo musicale, vibratore.

La scelta della canzone di sta sera...... rispecchia alla perfezione quello che tu mi fa provare

“tu mi porti sul settimo cielo
tu mi accendi il fuoco dentro sai
tu mi prendi come nessun altro ha fatto mai

tu mi porti sul settimo cielo
e mi fai bollire il sangue ormai
tu mi fai morire un poco quando te ne vai”

A proposito, non mi è mai importato nulla del luogo, mi interessa solo essere TUA.

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