Fino all'inizio del secolo scorso l'isteria era considerata una malattia da curare procurando alle donne che ne erano affette piacere sessuale in modo meccanico con strumenti di ogni tipo.
Dai massaggi ai vibratori, passando per la macchina da cucire, il treno, il cavallo, la bicicletta, l'idroterapia, le docce fredde o calde e persino il matrimonio.
Un grande fraintendimento provocato dalla dominante visione androcentrica del sesso e rimasto in piedi fino al 1952, quando l'american psychiatric association confutò ogni possibile relazione tra isteria e terapie a base di massaggi utilizzate per curarla.
In passato alle donne isteriche venivano consigliate due terapie: il matrimonio oppure il cosiddetto "parossismo isterico" che consisteva nel provocare meccanicamente l'orgasmo.
Il "massaggio pelvico" doveva aiutare l'utero a "espellere i fluidi in eccesso" e curare la "congestione pelvica".
All'epoca dunque i vibratori non erano ancora strumenti da utilizzare nei giochi di coppia.
A fine ottocento questi strumenti avevano diverse fattezze, erano portatili o fissi, attivabili a pedali o con manopole, erano presenti negli studi medici, in apposite stanze destinate a questo tipo di terapia.
Pare che all'epoca infatti l'isteria avesse raggiunto numeri da epidemia. (Ma chissà perchè?????? Tesoro vado dal medico mi sento poco bene...... 'ste donne!!!!)
Le sedute destinate ad alleviare le sofferenze delle pazienti erano un business particolarmente redditizio per i medici. (E assolutamente solo redditizio)
Che tuttavia guardavano a questa attività come a una sorta di incombenza cui adempiere rapidamente.
un lavoro sgradevole, per nulla semplice e particolarmente faticoso. (Poveri!!!! Che ingrato compito, com'era faticoso!!!)
Si capisce allora perché i primi vibratori meccanici, inventati da un fisico inglese, vennero salutati con grande entusiasmo.
La rivoluzione industriale portò i suoi frutti anche nella cura dell'isteria, semplificando il lavoro, velocizzando le sedute e aumentando la loro redditività.
Nei primi decenni del novecento non era raro veder pubblicizzati sulle riviste femminili vibratori domestici o apparecchi dai molteplici usi, allo stesso tempo frullatori, tritatori e produttori di piacere.
L'assortimento era molto vasto, dai modelli più economici fino al chattanooga, un macchinario che nel 1904 costava ben 200 dollari.

"La vibrazione è vita" si può leggere in un annuncio pubblicitario del 1910 che mostra però una signora intenta a utilizzare l'apparecchio sul cuoio capelluto, mentre un catalogo di vendite per corrispondenza del 1918 non trova inadeguato proporre il vibratore come accessorio per un motore casalingo "sul quale potevano essere montati anche accessori per frullare, macinare lucidare e far funzionare un ventilatore". (Vibratore multifunzione)
Quella dei vibratori-elettrodomestici è una stagione breve: negli anni venti sono i film pornografici a trasformarli in giocattoli sessuali, eliminandoli dall'ambito medico e rispettabile del mercato domestico.
Tratto da architettura.it
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